I ricercatori sono partiti dalla seguente premessa: chi ha più di trent’anni, è improbabile che inizi a fumare. Essi hanno quindi ritenuto che i soggetti studiati avevano fumato per molto tempo. Lo studio poi quantifica gli anni di aspettativa di vita tra i fumatori, ex-fumatori e non fumatori. In maniera non sorprendente, i fumatori sono i grandi perdenti: la sigaretta è costata otto anni e due mesi di vita per le donne, contro i sette anni e dieci mesi per gli uomini.
I vecchi dipendenti da sigarette hanno nel frattempo perso due anni e mezzo. Inoltre, lo studio punta il dito contro la qualità della vita, minata dal tabacco. “Il fumo provoca insufficienza cardiaca tra gli altri, ictus, ecc” ha sottolineato lo specialista dipendenza dottor Anguenot-Fiol Muriel al quotidiano Le Parisien. Inoltre, un fumatore dovrebbe vivere in media sei anni in meno in buona salute e, quindi, avrebbe conosciuto prima lo “stato di disabilità”.
Vale a dire, difficoltà a svolgere attività quotidiane: sedersi, stare in piedi, vestirsi o mangiare. L’unico modo per fermare questo scenario da incubo: smettere di fumare. Gli autori dello studio insistono anche sulla “assoluta necessità di incoraggiare tutti i fumatori a svoltare finalmente per non tornare a fumare”.
In Francia come in Italia, la scommessa è tutt’altro che vinta, perchè anche tuttora, nonostante i messaggi dissuasivi i tentativi di contrasto alle multinazionali del tabacco, tanti, tantissimi giovani incominciano a fumare ogni giorno, incuranti delle conseguenze nefaste del tabagismo. Le istituzioni, in particolare quelle europee ed il Nostro Ministero della Salute non abbassino la guardia perchè negli ultimi tempi si è assistito ad un allentamento percettibile della lotta al fumo forse eterodiretto dalla forza più che persuasiva della lobby del tabacco.