“Il piano casa è attuabile a Castellammare per alcune zone del Put nella sua integrale applicazione. Chi dice il contrario non dice la verità”. Sono le parole dell’architetto Eduardo Melisse, presidente della commissione urbanistica e consigliere comunale stabiese.
“La legge Regionale n. 16 del 07.08.2014 ha disciplinato l’ applicazione del Piano Casa facendo sì che la stessa diventasse applicabile, anche per i territori sottoposti al P.U.T., ma non in modo totale. Bisogna valutare in che zona ricade l’ opera sulla quale s’ intende intervenire. Se l’ immobile, sul quale si vuole intervenire, ricade in zona omogenea del PUT, dove lo stesso non consente una nuova edificazione, per un intervento di demolizione e ricostruzione, non sarà possibile l’ incremento di volumetria, invece nelle zone omogenee del PUT 4, 5 e 7 “il piano casa” può essere applicato nella sua totalità con premialità volumetrica” spiega, evidenziandone alcuni dettagli, l’architetto Melisse.
“L’ obiettivo che si prefigge il piano casa è “il contrasto della crisi economica e alla tutela dei livelli occupazionali, attraverso il rilancio delle attività edilizie nel rispetto degli indirizzi di cuialla legge regionale 13 ottobre 2008, n.13 (Piano territoriale regionale), e al miglioramento della qualità urbana ed edilizia utilizzando criteri di sostenibilità nella progettazione con particolare riferimento alle tecnologie passive ed ecosostenibili”; Proprio per questo motivo – continua Melisse – ho operato affinchè il consiglio comunale della passata amministrazione, nella seduta del 27.6.2011 approvasse in aula le linee di attuazione del piano casa applicabili alla nostra città. Per quel consiglio comunale fui il primo firmatario per la richiesta del consiglio comunale”.
Una ragione chiara dietro questo impegno. “Ritengo, al di là di falsi moralismi che allo stato l’ edilizia, sia l’ unico strumento capace di far fronte alla grave crisi economica ed occupazionale che investe non solo la nostra città, ma l’ intera nazione. La stessa è dotata di un immenso indotto ( mezzi meccanici escavatori, camion, meccanici del settore, estrazione materiali- argilla, sabbia, ghiaia-pozzolana, ferro per armature, laterizi, impianti di calcestruzzi, produzione di calce, cemento, collanti, pitture, vetri rubinetteria, ceramiche, rappresentanti commerciali per il settore, punti vendita, operai manovali e specializzati ecc), eppure ci sono tanti cittadini che ritengono che questo settore sia di pochi (di palazzinari e speculatori), e di appartenenza alle leggi fatte di vincoli restrittivi (utilizzati quasi sempre per esprimere un “NO”, ma è questo il ruolo per chi è chiamato a dover decidere?)” accusa Melisse.
“Eppure anche se questi vincoli ci sono e rappresentati da innumerevoli enti (Soprintendenza archeologica, Ambientale, AS.I., rischio frane, rischio idrogeologico, monti lattari ecc), la nostra nazione in 29 anni è ricorsa a tre condoni edilizi? Come mai tanti vincoli restrittivi non sono riusciti a tutelare le aree sotto l’ aspetto culturale, paesaggistico, storico ed artistico? Non si può pensare che ciò sia dovuto alla mancanza di REGOLE CERTE e CHIARE? E non a quelle che attualmente dettano le norme creando un’incertezza normativa, rischi giudiziari, creando non pochi disagi al professionista pubblico che deve decidere? Perciò continuo a ritenere che il settore dell’ urbanistica necessiti di regole certe e chiare e non l’ accavallarsi di norme, da rendere l’ urbanistica quasi inapplicabile, come nella legge regionale n. 16 del 07.08.2014”.