Calda e accogliente per buona parte del consiglio comunale la “tana” del palazzo di città, appetibile il gettone di presenza ma forse non “tanto” da giustificare un minimo impegno amministrativo da parte di chi lo percepisce. Gli addetti ai lavori sorridono nella certezza che in politica contino i numeri e non i buoni propositi.
I casati potenti a Ercolano, i portatori d’acqua della politica indigena sono ben noti a tutti e di conseguenza nulla cambia in un paese dai risultati elettorali quasi sempre scontati. Questa è l’amara verità e su questa realtà c’è poco da polemizzare: realtà campane impregnate di una “questione meridionale” mai risolta, governate dietro le quinte da chi possiede più mezzi e mai amate dagli stessi figli eccellenti. Basti osservare lo scenario miserabile del perimetro esterno del Mav (Museo Archeologico Virtuale) situato a poca distanza dal sito archeologico e in pieno centro per comprendere l’implosione di una comunità messa alle corde da disservizi di ogni genere . La fame “è una brutta bestia” e sulla fame, sulla prevaricazione violenta e sullo sfruttamento dei più deboli si è costruito nel tempo un humus indigeno diviso in ricchi e poveri, potenti e deboli : in sintesi una realtà sociale in cui regna chi “può” e subisce passivamente chi “non può”.
Alfonso Maria Liguori