Rione Traiano, Scampia, Bagnoli, Ponticelli, Barra: realtà abbandonate di fatto dalle istituzioni, dove legalità e malaffare vivono a braccetto in una sorta di eterna contraddizione sociale. Si nasce e si cresce in ghetti dove da bambini si impara subito la logica del “tipo buono”, del “sistema” inteso come organizzazione criminale verticistica basata sulla prevaricazione violenta del più debole. Senza riferimenti socio-culturali anche i “buoni” finiscono con l’accettare il modus vivendi di chi passa più tempo in carcere che fuori illudendosi poi di poter restare immuni dall’influenza negativa emanata da chi vive al di fuori della legge.
Ecco che si viaggia a tre in motorino senza casco, che ci si accompagna a pregiudicati della zona, che si perde tutto in un attimo, forse nell’innocente incoscienza di farla franca dopo una bravata di troppo. Chi ha sbagliato, se errore c’è stato, paghi. Alla magistratura il compito di fare luce sull’accaduto, di stabilire l’esatta sequenza dei fatti che hanno portato alla morte un giovanissimo figlio di Napoli.
Partenope sfruttata, umiliata e lasciata in balia degli eventi. Tutti conoscono la verità: i quartieri dormitorio dove lo Stato fatica ad essere riconosciuto dalla gente onesta; ma nessuno ha mosso ad oggi un dito perché venisse rispettata la dignità di onesti contribuenti.
Non c’è tempo per i sermoni inutili, per le passerelle di Renzi, né per i comizi sterili del sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Intervenga il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e lo faccia forte di un’autorità che lo pone super partes alla guida di un Paese in cui sono veramente pochi a credere ancora a qualcosa.
Alfonso Maria Liguori