Ma in cosa consiste il welfare aziendale che, grazie alla BCC di Sassano, si appresta a diventare una forte e concreta realtà anche nel Vallo di Diano?
In un momento storico molto difficile, caratterizzato da stipendi congelati e tagli un po’ ovunque, perdita di potere d’acquisto e stress sempre maggiore a causa dei carichi di lavoro e dell’incertezza per il futuro, il welfare come supporto socio-sanitario da parte delle imprese diventa, oltre che un aiuto fondamentale per i dipendenti, anche materia di scambio sul tavolo della contrattazione con i sindacati, entrando nella negoziazione dei contratti integrativi, quelli di secondo livello che le singole aziende firmano con le rappresentanze sindacali. “L’idea –ha sottolineato il Presidente della BCC di Sassano Antonio Calandriello- è quella di personalizzare l’offerta ai dipendenti delle aziende con “flexible benefit” lungo il ciclo di vita e secondo le esigenze di ciascuno”.
I servizi offerti ai dipendenti delle aziende del Vallo di Diano aderenti all’iniziativa della BCC di Sassano, in questa prima fase, riguarderanno in particolare la fornitura di prestazioni sanitarie. Si tratta di servizi che rientrano nelle due grandi categorie definite dagli art. 51 e 100 del Testo unico delle imposte sul reddito (TUIR): esentasse per il dipendente, deducibili per l’impresa fino al 5×1000 del costo del lavoro, e che comprendono oneri per servizi assistenziali, sociali e ricreativi estesi alla famiglia del dipendente. Dunque il costo del lavoro resta uguale per l’azienda, mentre i servizi offerti aumentano il benessere personale del dipendente e dei propri familiari, con ricadute positive sulla sua vita e anche sulla produttività aziendale. “Dedicheremo particolare attenzione –ha spiegato il Presidente Antonio Calandriello- alla “Medicina d’Iniziativa”: si tratta di un modello assistenziale di gestione delle malattie croniche che non aspetta il cittadino in ospedale (come avviene per la “sanità di attesa”), ma gli va incontro prima che le patologie insorgano o si aggravino, garantendo quindi al paziente interventi adeguati e differenziati in rapporto al livello di rischio, puntando anche sulla prevenzione e sull’educazione”.