Trenta arresti e sequestri per dieci milioni: scacco al clan Lo Russo

carabinieri

Camorra: duro colpo al clan “Lo Russo”.

In corso arresti e sequestri I Carabinieri di Napoli stanno eseguendo un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa dal GIP su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea a carico di una trentina persone ritenute affiliate al clan camorristico dei “Lo Russo”, operante per il controllo degli affari illeciti nei quartieri Nord del capoluogo campano, responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso e di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

Contestualmente la Guardia di Finanza di Napoli sta eseguendo un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore di circa 10 milioni di euro emesso a carico degli stessi soggetti.

La cosca colpita dall’ordinanza è storicamente attiva nella zona cittadina di Miano e nei territori limitrofi oltre che nell’area della “Sanità”.

Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso e di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, per aver gestito diverse piazze di spaccio nell’area controllata dal clan, oltre che di diversi reati inerenti la cessione di tali sostanze.

L’esistenza del clan Lo Russo e la sua attuale operatività è già stata giudiziariamente accertata con sentenze passate in giudicato con cui sono stati condannati diversi affiliati ed esponenti di vertice tra cui i fratelli Giuseppe, Mario e Salvatore Lo Russo, oltre che Antonio Lo Russo di recente arresto in Francia dopo un lungo periodo di latitanza.

Il provvedimento cautelare si fonda sull’apporto dichiarativo derivante da recenti collaborazioni con la giustizia, prima fra tutte quelle del boss Salvatore Lo Russo, ma anche quelle di soggetti appartenenti a clan alleati, che hanno consentito di individuare ulteriori persone anch’esse coinvolte nell’organizzazione camorristica sin da epoca remota, chi con compiti di scorta armata, chi coinvolto nella gestione delle estorsioni, oltre ai componenti dei gruppi di fuoco ed a quelli dediti al controllo delle piazze di spaccio del territorio.

E’ stato inoltre ricostruito il nuovo organigramma del clan, i mutamenti registrati a seguito della scelta collaborativa del boss Salvatore Lo Russo e le evidenti ripercussioni sulla leadership del figlio Antonio, che è rimasto latitante dal 2010 e, come già detto, è stato arrestato ad aprile in Costa Azzurra.

Inoltre, i carabinieri hanno monitorato un gruppo di soggetti legati alla famiglia Lo Russo che opera specificamente nel quartiere di Marianella. In particolare, anche sviluppando le indagini svolte a seguito dell’omicidio di Domenico Raffone (avvenuto l’8 marzo scorso in viale Colli Aminei), sono state intercettate conversazioni telefoniche che hanno svelato l’esistenza di una struttura organizzata che fa capo ai Lo Russo e che è dedita al traffico di droga nel quartiere. Il numero di transazioni illecite è sintomatico dell’esistenza dell’organizzazione; infatti i militari hanno fermato numerosi acquirenti, hanno compiuto sequestri di stupefacenti, registrando in particolare una conversazione dalla quale emerge con assoluta chiarezza che i gestori di ogni “piazza” erano tenuti a versare una sorta di tassa di concessione proprio a Mario Lo Russo per spendere il nome del gruppo.

E’ stata poi documentata l’esistenza di un covo definito “la casarella” frequentato assiduamente da molti associati, com’è dimostrato dalle numerose intercettazioni tra presenti svolte al suo interno.

A Mario Lo Russo, già detenuto per altra causa (possesso di armi in connessione al suo ferimento e all’omicidio del genero Domenico Raffone) viene contestato, con riferimento al periodo successivo alla sua ultima e recente scarcerazione, il ruolo di dirigente ed organizzatore di tale sodalizio.

Tra i destinatari del provvedimento ci sono anche Vincenzo Bonavolta (di recente condannato all’ergastolo per il duplice omicidio Manzo-D’Amico, il cosiddetto omicidio dell’ambulanza), Carlo Lo Russo alias “Lellè” (arrestato ad aprile a Nizza insieme ad Antonio Lo Russo), Valerio Nappello e Luciano Pompeo, già detenuti per il tentato omicidio di Giovanni Lista.

Contestualmente alla misura restrittiva è stato eseguito, dal Gico di Napoli, un decreto di sequestro preventivo di urgenza, avente ad oggetto alcuni immobili, complessi aziendali (tra l’altro una pizzeria sita a Miano), beni mobili registrati nonché conti correnti bancari e libretti di deposito, riferibili a taluni indagati sulla base degli accertamenti patrimoniali eseguiti. Il valore complessivo dei beni di cui è stato disposto il sequestro ammonta a circa dieci milioni di euro.

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