Stop alle demolizioni nella città abatese. O meglio, niente fondi per consentire queste operazioni, in ottemperanza alle decisioni della magistratura. Il Consiglio comunale ha infatti votato, venerdì sera, contro l’accensione di un mutuo per permettere l’esecuzione di tre demolizioni. La seduta, che tra gli ordini del giorno aveva anche l’approvazione del bilancio previsionale e che si è svolta in contemporanea con un sit – in dei comitati antiruspe, doveva deliberare la richiesta di circa 200mila euro, da inoltrare poi alla Cassa depositi e prestiti. Il provvedimento è stato invece respinto, con il voto contrario di tutti i consiglieri ad eccezione del sindaco Antonio Varone, che si è detto invece favorevole.
“La contrazione del mutuo – affermano in una nota congiunta i consiglieri della maggioranza – avrebbe esposto l’ente ad un indebitamento che, quasi certamente, non sarebbe stato recuperato, privando i cittadini della possibilità di usufruire di importanti servizi, specialmente in questo periodo di gravissima crisi economica. Inoltre – continuano – sussistono motivi di opportunità che spingono a non approvare il mutuo, in considerazione dell’approvazione al Senato del disegno di legge Falanga, che deve adesso passare all’esame della Camera”. Con questo provvedimento si è scelto quindi di attendere gli sviluppi derivanti dall’eventuale approvazione della nuova legge, che dovrebbe stabilire nuovi criteri di priorità per la procedura degli abbattimenti di immobili abusivi, tenendo conto della effettiva realtà territoriale e delle reali caratteristiche dei manufatti soggetti a provvedimenti di demolizione. Sul caso “abatese” sono intervenuti anche i rappresentanti dei comitati antiruspe.
“Finalmente arriva un segnale importante dalla politica – affermano Michelangelo Scannapieco e Gabriele Cesarano (Diritto alla casa) -, adesso però bisogna puntare ad interloquire con i politici nazionali per trovare una soluzione a quest’emergenza che interessa gran parte delle province di Napoli e Salerno”. I comitati intanto hanno scritto anche al premier Matteo Renzi, con la speranza di sensibilizzare anche il governo nazionale sull’argomento. “Vogliamo incontrare di nuovo il presidente del Consiglio – continuano Scannapieco e Cesarano -, visto che dopo l’incontro a Pontassieve della scorsa primavera nulla è stato ancora risolto. Il nostro obiettivo è rendere partecipe Renzi del dramma sociale che, la ripresa delle demolizioni, provocherebbe non solo nella provincia di Napoli, ma anche nelle altre zone della Campania. Per questo motivo – concludono – chiediamo un provvedimento legislativo che sospenda, magari in attesa che la Regione completi la nuova mappatura dei vincoli, gli abbattimenti relativi alle prime abitazioni. Confidiamo altresì anche nel sostegno dei leader campani dei vari partiti rappresentati in Parlamento e, soprattutto, delle famiglie e dei sindaci che vogliamo al nostro fianco in questa battaglia per difendere il diritto alla casa”. Il fronte più caldo è quello relativo a Castellammare, Gragnano, la stessa Sant’Antonio Abate, Vico Equense e Massa Lubrense, dove i titolari delle case finite nel mirino della magistratura sono stati già raggiunti dalle ordinanze di sgombero.
Francesco Fusco