“Il sogno di essere famiglia non può perdersi nella vacatio legis sulla fecondazione eterologa. È per questo che, a quasi un mese dall’individuazione delle linee guida da parte della Conferenza Stato – regioni, non si può più aspettare. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del divieto del ricorso a tecniche di procreazione assistita di tipo eterologo, urge, da parte della Regione, il recepimento del documento del 4 settembre scorso”.
Così Flora Beneduce, consigliere regionale e componente della V Commissione permanete Sanità e Sicurezza sociale, sollecita il Commissario straordinario alla Sanità in Campania, Stefano Caldoro, chiedendo di adottare al più presto le decisioni necessarie per garantire la piena attuazione delle disposizioni contenute negli indirizzi operativi della Conferenza Stato – regioni. L’obiettivo è quello rendere immediatamente esigibile un diritto costituzionalmente riconosciuto e imprescindibile, evitando discriminazioni e assicurando ai cittadini la possibilità di poter accedere alla PMA eterologa.
“Il primo nodo da sciogliere è quello di inserire le tecniche di procreazione medicalmente assistita nei Livelli essenziali di assistenza, laddove il quadro normativo nazionale esclude che queste possano essere prestazioni a carico del Servizio sanitario nazionale – continua l’onorevole Beneduce – . Alcune regioni hanno fatto un passo avanti e hanno inserito la PMA nel servizio sanitario regionale, includendo alcune prestazioni nel prontuario regionale. Permane, però, il vincolo del parere favorevole di un medico di un centro specializzato autorizzato. E a proposito di centri, è necessario potenziare i centri di secondo livello, che attuano, oltre all’inseminazione, procedure progressivamente più impegnative, complesse e invasive in base al tipo di infertilità da affrontare, e quelli di terzo livello, che usano tecniche che richiedono l’anestesia generale”.
“La Campania non può restare indietro, nell’affannoso riconoscimento di un diritto sancito oltre un decennio fa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e che vede, ancora una volta, l’Italia divisa in due – continua Flora Beneduce -. I dati sulle PMA di tipo omologo indicano un ritardo delle regioni meridionali, dove si registra una migrazione costante verso il Nord”.
Infatti, nel 2009 il 23,4% delle pazienti che hanno effettuato tecniche di II e di III livello a fresco sono andate fuori regione, in particolare in Lombardia, Toscana e Emilia Romagna, rivolgendosi a strutture pubbliche o private convenzionate. È enorme il divario tra Sud, dove i centri pubblici sono pochi e le spese in gran parte a carico delle famiglie, e Nord, dove si concentra la maggior parte dei centri pubblici e convenzionati e la fecondazione è in tutto, o in parte, rimborsata da sistema nazionale. Un esempio? Una fecondazione in vitro in una struttura pubblica costa 500 euro in Toscana. In Lombardia è del tutto gratuita. Al Sud si arriva a pagare fino a 2mila euro.
“Questo stato di cose determina anche il depauperamento del settore pubblico nelle regioni dove le coppie sono state abbandonate, e quindi costrette a migrare – conclude l’onorevole Beneduce -. Se si calcola il numero di coppie andate in altre regioni e il costo che la regione di appartenenza è costretta a pagare alle regione che le ha accolte, si può vedere come ci sia una perdita secca in termini di denaro che esce dalle casse regionali e non rientra. Ecco, dunque, la necessità di dare alle coppie campane un’offerta sanitaria il più possibile omogenea e trasparente, che costruisca servizi di qualità ed eviti migrazioni. Infine, in linee con le indicazioni della Conferenza Stato – regioni, si proceda dunque ad una valutazione economica delle tecniche di fecondazione eterologa, identificandole con le tecniche di PMA omologhe”.