Qualcuno durante le interviste ha fatto chiaramente cenno al narratore di “farsi i fatti propri”: ebbene a questo anonimo imbecille lo scrivente risponde che mai si abbasserà la guardia nella difesa della qualità d’esistenza della gente onesta che fortunatamente numerosa popola Napoli e l’hinterland vesuviano. Furti e aggressioni di branco ormai non si contano all’ingresso delle stazioni e sulle banchine poco sorvegliate. Come sempre si attende forse il verificarsi dell’ennesima tragedia annunciata per correre ai ripari, per reagire “istituzionalmente” ad un andazzo che getta ulteriore fango sulla già compromessa credibilità partenopea.
Implode Napoli e lo fa sotto il peso colpevole delle ruberie, delle collusioni e della corruzione di amministratori pubblici per decenni impegnati unicamente a depredare e saccheggiare la città per i propri interessi. Allora cosa aspetta ad intervenire concretamente il più illustre dei figli di Napoli, il presidente della repubblica Giorgio Napolitano: a questo “padre nazionale” l’onesto contribuente partenopeo chiede giustizia in nome di una legalità che non può essere estranea alla tradizione storico – culturale del territorio in questione.
Alfonso Maria Liguori