La gente comune appare sempre più distante dalla politica indigena : soliti nomi, solite promesse, soliti accordi sotto banco a monte di un governo locale che di fatto poi non cambia mai. Qualche addetto ai lavori pensa che si dovrebbe puntare sulle nuove leve , sul riciclo generazionale della vecchia classe dirigente : sempre che ai giovani fosse concessa realmente la possibilità di “fare” e che questi ultimi non fossero legati da vincoli indissolubili con il “passato”, non sempre lusinghiero e limpido per la cittadina degli scavi. “ Chi non ha peccato scagli la prima pietra” : se si attuasse tale mirabile passaggio del vangelo probabilmente Ercolano rimarrebbe senza rappresentanti politici indigeni.
Al di la comunque delle sia pur giuste provazioni nel tentativo di optare per il “male minore” ci si augura che alle urne questa volta gli ercolanesi compiano attento esame di coscienza non di immediata e miserabile convenienza.
Basta con le accuse infondate, con i veleni di palazzo e con i “se io palassi…” di qualche consigliere comunale del posto : chi sa “denunci” e lo faccia nelle sedi competenti altrimenti come recita il cerimoniale matrimoniale “taccia per sempre”.
Alfonso Maria Liguori