Qui l’evidente contraddizione : dove finiscono alle urne i dissensi su questi leader politici locali proprio non si sa a giudicare dai consensi plebiscitari che poi ottengono. Appare quindi forviante e sterile qualsiasi polemica che non sia poi seguita da denuncia formale presso le autorità competenti. Non si tratta di essere garantisti ma al contrario di riportare “fatti” e non inutili supposizioni.
Chi ha sbagliato paghi, giustissimo : lo si dimostri però e la sana informazione , quella che mai si è venduta alla politica, sarà ben lieta di dar corso mediatico agli eventi. In caso contrario basta con l’essere etichettati “resinari”, ovvero petulanti, invidiosi e quel che peggio capaci di qualsiasi alleanza o esborso economico pur di annullare l’avversario in grado di realizzare quello che spesso non si è all’altezza di “concretizzare”.
La politica , quella vera, si fa nelle sedi opportune, in pubbliche manifestazioni adeguatamente organizzate : al contrario a Ercolano , fatte le dovute eccezioni, si ciancia di pseudo politica nelle piazze, nei ristoranti e nei pub sovente dopo aver consumato un buon bicchiere di vino. Ecco che l’opinione pubblica è portata legittimamente a screditare buona parte della classe politica indigena : si sa chi è “sazio” difficilmente si cala nelle difficoltà dello spettatore “ a digiuno”. In questo marasma un plauso doveroso è rivolto alle tante associazioni impegnate sul territorio, ai volontari che tra enormi difficoltà riescono ad apportare il proprio insostituibile contributo alla rinascita di una Ercolano in cui sono veramente pochi a credere ancora.
Alfonso Maria Liguori