Via al toto accuse a Ercolano in seguito al ritrovamento di materiale tossico interrato in località Cava Montone nella parte alta della città. Dito puntato contro le amministrazioni comunali precedenti, contro il lassismo e l’indifferenza della classe politica indigena, contro l’omertà dei cittadini e chi più ne ha più ne metta. A prescindere dalle indagini giudiziarie che si spera facciano piena luce sull’accaduto individuando i responsabili di questo attentato alla salute pubblica sconcerta l’idea che ancora una volta buona parte del mondo politico locale “cada dalle nuvole”, ignori di fatto un andazzo che evidenzia miseramente i limiti professionali ( ipotizzando buona fede) delle istituzioni che avrebbero per decenni dovuto controllare il territorio e invece si son ben guardate dall’adempiere ai propri doveri.
Ed ecco lettere a destra e a manca che partono dalla cittadina degli scavi : si chiamano in causa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il leader Matteo Renzi oltre a illustri esponenti del mondo politico nazionale.
Roma è lontana e con essa l’attenzione di chi certamente non pensa alle ambasce dell’hinterland vesuviano e della Campania se non in periodo elettorale. Bisogna imparare a “far da sé” : onori e ruolo alle massime cariche dello Stato a patto però che la coscienza civile dei cittadini resti attiva, vigile alle emergenze comunitarie senza cercare alibi alcuno nell’assenza di chi dovrebbe monitorare dall’alto. E’ una vita che si sente dire in città : “ chi sa parli”: intervenga dunque contro questo interminabile mutismo la Magistratura e lo faccia a 360° analizzando l’operato delle singole cellule comunali e di ogni amministratore locale.
Sia fatta finalmente luce sulla mancata attuazione di bonifiche territoriali pianificate e mai realizzate a discapito della qualità d’esistenza degli ercolanesi. In sintesi si accenda una volta e per tutte il grande faro della Procura della Repubblica su Ercolano e lo si faccia in modo talmente zelante da restituire ai cittadini onesti la speranza di poter un giorno vivere in un paese meno “tondo e più quadrato”.
Alfonso Maria Liguori