Il Gazzettino vesuviano | IGV

Bagnoli contro il premier Renzi: polemiche e striscioni

Immagine BagnoliCresce il risentimento a Bagnoli nei confronti del leader Matteo Renzi: striscioni e scritte comparse un po’ ovunque sul territorio testimoniano il risentimento nei confronti di una della massime cariche dello Stato. Non è piaciuta l’ultima visita in loco del buon Matteo, le tante inutili promesse sbandierate su un palco interdetto dalle forze dell’ordine a chi inutilmente, studente o lavoratore, avrebbe voluto civilmente manifestare il proprio dissenso nei confronti di Renzi.

Bagnoli sfruttata, inquinata, umiliata e abbandonata da tutti: politici corrotti e collusi con il crimine organizzato hanno per anni vessato un’area per decenni abbrutita da politiche industriali scellerate. Acque costiere non balneabili, arene invase da venditori di alcolici abusivi e da pseudo gestori di lidi sempre altrettanto abusivi che a pochi metri dal commissariato di Bagnoli hanno svolto indisturbati la propria illegale attività di vendita per tutto il periodo estivo. Come sempre le istituzioni competenti sono apparse indifferenti ad un andazzo che umilia l’immagine di una Bagnoli mai alle corde come in questo particolare periodo storico. Inoccupazione alle stelle, carenze igienico sanitarie rilevanti e disfunzioni sociali indegne di una comunità civile fanno da cornice all’intera periferia partenopea senza che alcun politico prenda concretamente atto di una vergogna senza fine. Bagnoli vuole vivere: l’urlo disperato e sentito dei residenti echeggia forte nelle strade riflettendosi sui volti dei giovanissimi figli di una terra poco amata dai suoi stessi amministratori.

Ma bisogna fare in fretta: condannare all’esilio intere generazioni costituisce un fardello eccessivo per qualsiasi coscienza. Ci si augura che la magistratura accenda i riflettori giudiziari presto su Bagnoli e sull’intera periferia di Napoli identificando i responsabili di un simile disastro in nome del diritto alla vita di chi nonostante tutto è fiero di vivere e operare ai margini della “Napoli che conta”.

Alfonso Maria Liguori

Exit mobile version