Finora, è stato stimato che coloro che hanno segnalato esperienze di vita dopo la morte erano ritenute vittime “di allucinazioni”. Il 39% dei pazienti intervistati per lo studio si ricorda di essere consapevole di quello che gli è accaduto sino ad arrivare così a mantenere tutti i dettagli. Il 46% ha segnalato una sensazione di paura o persecuzione, il 9% ha sperimentato un’esperienza vicina alla morte e il 2% ha detto di essere pienamente consapevole e di ricordare, in qualche modo, di essere “uscito” dal proprio corpo. Si ricordano con precisione cosa hanno visto e sentito dopo che il loro cuore si era fermato.
Il dottor Parnia ha così concluso: “la morte non è un momento specifico, ma un processo potenzialmente reversibile che si verifica dopo una grave malattia o un incidente ed il cuore, polmoni e cervello smettono di funzionare. Molti tentativi sono stati fatti per invertire questo processo, chiamato ‘arresto cardiaco’. Ma se non è possibile, noi lo chiamiamo morte”.Questo studio ha voluto indagare “obiettivamente” cosa succede dopo la morte. E senza essere in grado di dimostrare cosa sostengono i pazienti, ha rilevato ciò che è impossibile ripudiare.