Terme di Stabia, il “no” dei sindacati al concordato

terme-corteo1

«L’amministrazione comunale fa terrorismo psicologico. I lavoratori devono essere liberi di scegliere». I sindacati di Terme di Stabia non hanno usato mezzi termini e con una conferenza stampa sono entrati nel merito di una questione che deciderà il destino della partecipata in liquidazione del Comune di Castellammare. Il 26 novembre, infatti, i lavoratori saranno chiamati ad esprimersi sul concordato, il provvedimento elaborato dal Municipio ed approvato dal Tribunale di Torre Annunziata che permetterebbe all’azienda di restare «viva» e di procedere con la privatizzazione della gestione il cui iter dovrebbe avere inizio nel 2015. Il piano, però, dovrà ricevere il via libera della maggioranza dei creditori di Terme e quindi dei lavoratori: se ciò non accadrà l’azienda verrà dichiarata fallita. A quel punto sia i creditori sia la ditta privata che si è aggiudicata pochi giorni fa l’affido temporaneo per la riapertura (la «Centro Laser» di Castellammare, che dovrebbe reintegrare circa 40 lavoratori al momento in cassa integrazione) dovranno interfacciarsi con il Tribunale per vedere soddisfatti i propri diritti. Per evitare tutto questo il sindaco Nicola Cuomo e il curatore fallimentare di Terme Fulvio Sammaria hanno chiesto ai lavoratori di votare «sì» al concordato a fine novembre, esponendo i pro e i contro nel corso di un evento pubblico svoltosi venerdì 24 ottobre al Palazzetto del Mare. «Il voto favorevole al concordato – aveva spiegato Sammaria – darà la possibilità alla società di pubblicare un bando internazionale per la privatizzazione delle Terme e garantire un possibile futuro per i lavoratori e lo sviluppo turistico della città, e consentirà ai lavoratori di recuperare oltre al tfr una consistente parte delle loro spettanze. Il voto negativo assicurerebbe ai lavoratori esclusivamente l’ottenimento del tfr sancendo poi il fallimento delle Terme».

Ieri è quindi arrivata la risposta dei sindacati. «Il concordato è stato elaborato senza il coinvolgimento delle parti sociali. – ha detto Luigi Natale della UilTucs-Uil – I nostri crediti vorremmo recuperarli con progetti concreti non con piani fumosi e aleatori. La privatizzazione rappresenta un rischio perché non è certo che tutti i dipendenti tornino in servizio. Sembra che il concordato sia stato creato ad arte per essere rigettato dalle organizzazioni sindacali. Accetteremo il piano se il sindaco entro il 26 novembre ci darà rassicurazioni a livello lavorativo. Cuomo dice di averci dato una speranza, ma il concordato non lo è, non è un progetto concreto per il futuro. Ci fa molto piacere che il Centro Laser abbia creduto nelle potenzialità di Terme, ma il tetto di spesa imposto dall’Asl Na3 Sud nasconde un rischio poiché una volta esaurito il nuovo gestore potrebbe trovarsi in difficoltà.

Inoltre se entro breve i lavoratori non interromperanno il loro periodo di inattività rischiano di perdere la cassa integrazione». Sulla stessa linea anche l’intervento di Michele Longobardi della Filcams-Cgil. «Ribadiamo che questo è un concordato fatto per portare al ‘no’ – ha affermato l’esponente della Filcams – Il piano non dà ai lavoratori garanzie né sul fronte economico né su quello occupazionale. Bisognava elaborare il concordato con il nostro contributo. In merito all’affidamento temporaneo dell’azienda bisogna solo ringraziare questo imprenditore che ha avuto coraggio ed ha dimostrato di credere nell’azienda. I lavoratori ora facciano squadra e facciano capire che l’eventuale fallimento di Terme sarà solamente colpa della politica». «Il concordato così com’è manca delle necessarie garanzie occupazionali. – ha concluso Salvatore Suarato della Fisascat-Cisl – Sul voto non ho dubbi, il sindaco sta facendo del terrorismo psicologico: le persone devono essere libere di scegliere. Noi sindacati non abbiamo posto veti ai lavoratori e neanche possiamo farlo. Il bando è pubblico ed ognuno sceglierà secondo propria coscienza».

Francesco Ferrigno

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano