Un tempo i manifesti servivano. A scopi diversi: politici, sociali. I manifesti servivano soprattutto a dare trasparenza all’attività politica di un’amministrazione, in un rapporto di reciproca collaborazione con la popolazione. A San Giuseppe Vesuviano, invece, sembrano non pensarla così, specialmente se un sindaco, Vincenzo Catapano, e la sua giunta in coro si prendono la briga di annunciare non un provvedimento o qualcosa di affine, ma addirittura, udite udite, la partecipazione di un concittadino, il signor Rapicano, in una trasmissione televisiva.
Primo, non ci sembra una grande uscita “esaltarsi” per un concittadino che va a regnare, con tanto di trono, su una massa informe di sgallettate e pseudo opinionisti da baraccone; secondo, il sindaco Catapano dovrebbe quanto meno dare ragione ai sangiuseppesi dell’origine del finanziamento di suddetti manifesti; terzo, nella vicenda di Rapicano ci sembra di vedere il riflesso, sempre più marcato, di una superficialità, di una banalità che da sempre caratterizzano il ceto medio di questo paese.
La miscela che ha preso forma a San Giuseppe è a dir poco esplosiva, perché la sollecitudine a sintonizzarsi sulle frequenze televisive non è arrivata tanto da un comitato o un fan club “Rapicano”, quanto dal primo cittadino che a cuore dovrebbe avere solo l’interesse generale della comunità che amministra, e non appuntarsi, con orgoglio goffo e inopportuno, inutili medaglie di latta.
Angelo Mascolo