Violenza sulle donne, storia di un inferno

violenza“All’inizio assomiglia alla felicità. A quella sensazione che credi, forse, non avresti mai potuto provare. La farfalle. Davvero. Incontri due occhi blue. Egeo mare. E le farfalle ti volano tutte nello stomaco. E intorno alla testa. Ti masticano il cervello. E tu credi a 30 anni suonati, dopo aver consumato quantità infinite di vaschette da mezzo chilo di gelato, di essere finalmente una principessa. Che in un bosco, un bacio ti è venuta a salvare. Dalle serate davanti alla tv a vedere film romantici. E sedute antidepressive a base di junk food. Ma le farfalle, si sa, vivono il tempo di un giorno. Belle e ingannevoli. Volatili. Come la vitamina C. Poi cala il sipario. Arriva la notte. E le botte. Ben presto furono urla, gelosie, ossessioni, strattoni. Partiva sempre da stupide cose ed erano aggressioni verbali, schiaffi, cuscinate in faccia. Non riuscivo a difendermi, perché più mi difendevo, o mi nascondevo – chiusa nei bagni – più gli cresceva la rabbia. Gli ho chiesto anche di curarsi, gli ho detto che gli sarei stato accanto se lo avesse fatto, ma mi diceva che la pazza ero io. E souvenir di una vacanza, un bel pugno sull’occhio. Come una bambola. Una cosa senza vita mi mise sulla lavatrice. Ancora in moto. Per darmi un bacio. Perché se ne fotteva. Voleva scopare – che poi lo chiamava fare l’amore – sul mio dolore. E sulle mie lacrime. Mi scostai. Non potevo sopportarlo. Un attimo di più. E mi faceva rabbia. E mi faceva pena. In una zona franca. Di moralità, vergogna di me stessa, paura; odio e sudore. Mentre cercava di mettermi del ghiaccio a calmare il gonfiore. E s’ agitava. Gli cadevano i cubetti di mano e bestemmiava. Urlandomi nervoso: “Hai visto, cosa hai combinato? ” Hai visto? È sempre colpa tua” Mi arrivava la sua saliva in faccia. E capivo che lo faceva apposta.”
Ornella, così la chiamo la nostra testimone che vuole mantenere la maschera dell’anonimato. Come me. Che scrivo. A nome suo, mio e di tutte le donne che mi leggono.
Mi racconta che era come essere all’inferno. Oggi, con l’aiuto del Centro al quale si è rivolta, può contare su un sostegno psicologico per ricostruire l’autostima minata nelle fondamenta.

Ne ho sentite tante di storie così. Yara Gambirasio, Melania Rea. La strage familiare nel milanese. Elena Ceste, Sarah Scazzi; episodi di stalking, maltrattamenti; violenze sessuali e psicologiche, percosse e abusi contro le donne.
Lo testimoniano pagine di cronaca, tribunali, trasmissioni e spot televisivi, libri, blog di auto aiuto centri ascolto, fondazioni, e manifestazioni in piazza con scarpette rosse.
Troppe negli ultimi anni. Con particolari più. Particolari meno. Tutti agghiaccianti.
Una cosa hanno in comune. Quasi sempre che il mostro con cui si dorme o si è dormito accanto rasenta o supera l’uccisione.
Ogni due giorni una donna viene uccisa. Evidenzia il Rapporto Eures. Nel nostro Paese. Perché ha voluto interrompere la relazione. O piuttosto per gelosia. Per rancore.
Una su tre uccisa a mani nude.
Da ex compagni, partner, parenti. Non in preda al raptus. Ma convinti di un’idea primitiva del possesso. Chè la donna “è mia”. ” E se non può essere mia, non può esserlo di nessun altro”
Non posso. E non voglio chiamarle relazioni di coppia. E neanche, quando finiscono davvero male, amori criminali.
L’amore è un’altra cosa. Chi compie questi gesti non ama. <>
Fanno ancora riflettere queste parole della Littizzetto direttamente dallo scorso festival di Sanremo.
Questo è ancora il nostro messaggio. L’amore non genera dolore.
Non voglio credere che “l’amore è un castigo: siamo puniti per non aver saputo restare soli”. Marguerite Yourcenar, nella raccolta “Fuochi, in una scrittura violentemente espressionista si riferisce a qualcosa che brucia. Alla passione. In un miscuglio di circostanze e sentimenti.
Capita, per moltissime ragioni, che l’amore generi conflitti dolorosi e che strade che prima che erano unite si dividano. E a quel punto, può succedere di farsi reciprocamente del male, per rabbia, incapacità di dialogo, di andare avanti, o rivalsa.
Ma qui si parla di violenza. E non di relazioni affettive degenerate.

E si manifesta. Si fanno convegni pubblici.
Istituita nel 1999 dalle Nazioni Unite, la Giornata Mondiale contro la violenza sulle Donne verrà celebrata il prossimo 25 novembre. Iniziative, spettacoli e pièce teatrali da Milano fin giù la punta dello stivale.
Per celebrare questo appuntamento annuale di rilevanza mondiale, il Comune di Napoli ha organizzato una serie di iniziative, dal titolo Tanaliberetutte, che comprende manifestazioni, dibattiti, incontri, convegni e spettacoli con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica a questo argomento.

Ma al contempo nel rapporto Eures si registra l’inefficacia e l’inadeguatezza della risposta politica istituzionale alle richieste d’aiuto delle donne.
Ci sono più donne in Parlamento. Ci si batte per le quote rosa. E poi? E’ stato abolito il Ministero delle Pari Opportunità.
E si sta incidendo molto poco sul piano legislativo.
Mentre alla Suprema Corte scrivono che per ” valutare la gravità di uno stupro, deve assumere rilevanza la qualità dell’atto compiuto”. E segnatamente il grado di coartazione, il danno arrecato alla vittima e la sua compressione sessuale. E che per questo giochino di parole intrecciate in burocratese esisterebbero violenze di minore gravità.
Poi si chiede alle donne di uscire dal silenzio.
Quando il mondo politico e le istituzioni ci avvolgono un velo di burqa intorno agli occhi.
E cerotti. Sulla bocca. Come si esce dall’ansia, dalla sensazione di soffocamento, di dolore, quando si è vittime.
Vittime. Che s’ ha paura di denunciare.
Davanti al dubbio: è violenza o atto di libidine?
Vittime. Oltre che di stereotipi.
Per un modello culturale sbagliato, chi di noi qualche volta non ha creduto di essere quella sbagliata. Quella non abbastanza. Dolce abbastanza. Bella. Intelligente. Abbastanza. Di non essere paziente abbastanza.
E di non sopportare abbastanza. Soprattutto.
Sopportare un modello culturale ché per un Italiano su cinque la denigrazione di una donna tramite uno sfottò a sfondo sessuale è cosa accettabile e naturale. (Dal sondaggio Ipsos contenuto nel report Rosa shocking)

Ornella Scannapieco

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