Avevamo visto giusto, ancora una volta il giornalismo investigativo insito nelle pagine del giornale aveva fatto centro nella cruda analisi della guerra di camorra a Ercolano. Una faida interminabile animata dai clan Birra –Iacomino e Ascione Papale, una lunga scia di sangue di cui ci eravamo occupati mesi addietro tracciando le linee di quella che poi i pentiti hanno pubblicamente presentato quale “storia” della mala locale.
I nove arresti di questi giorni sottolineano come i potenti boss ercolanesi avessero stretto alleanze d’acciaio con i Gionta di Torre Annunziata ( con episodiche intese con i D’Alessandro di Castellammare e i Cesarano di Ponte Persica) , con i Lo Russo di Miano , i Lago di Pianura e i Mazzarella di San Giovanni a Teduccio. Una grande cupola unificherebbe in sostanza la mala all’ombra del Vesuvio tessendo di volta in volta alleanze strategiche finalizzate al monopolio degli affari illeciti sotto il vulcano più famoso d’Europa. Ma c’è di più: il clan Ascione –Papale ( nato dal ras Raffaele o’ luong deceduto in carcere anni addietro e dalla potente dinastia catanese dei Papale) avrebbe da sempre interessi in buona parte d’Europa con particolare riferimento alla Germania e alla Spagna.
Non è un caso che Pasquale Ascione , fratello del boss Raffaele, fu arrestato proprio ad Ibiza dove gestiva un locale di grido tempo addietro. Si parlerebbe di supermercati e night riconducibili agli Ascione contraddistintisi per la vena imprenditoriale che ha segnato fortemente gli investimenti della famiglia. Sanguinari e spietati invece i Birra-Iacomino comandati dal boss Giovanni e dai fratelli Giacomo e Stefano Zeno. Poco inclini alla mediazione i Birra hanno spesso risolto con una “pallottola” questioni anche interne allo stesso clan chiedendo killer in prestito ai potenti sodalizi criminali di Miano e Torre Annunziata.
Le gole profonde della mala locale potrebbero squarciare il velo di omertà che per decenni ha protetto i clan consentendo finalmente alla giustizia di fare il suo corso. E’ quello che gli onesti ercolanesi si augurano avendo ancora negli occhi il terrore di quegli anni di piombo e morte.
Alfonso Maria Liguori