Caro angelo asessuato, attraversato dal vento, vacilli e poi dormi. Riesco a toccarti e ti sento, io sono in te tu sei in me. Angelo tu voli e vai verso la luce. C’è in me una mescolanza di sensazioni, dolore e allegria, pace e trambusto, tempesta e quiete, al tuo contatto, o angelo, sono diventato qualcosa di troppo, di eccessivo, traboccante. Ovunque si sente forte l’odore, l’odore del sapere. La morte è simile ad una memoria perduta.
La madre durante la guerra, avrebbe voluto amare un figlio diverso, un marito diverso. L’amarezza, il dolore proviene dal padre perduto, padre errante e deriso in vita. Sono rimasto stupefatto dal tuo desiderio di fuga, forse perché vorrei fuggire insieme a te. Vorrei che tu mi toccassi, per provare brividi d’amore. Allora mi tocchi? Appena ti ho visto così mi hai preso tutti i sensi , e palpiti d’amore, anche quelli più reconditi, quelli più sconosciuti. La vita è viva e brucia proprio in quella ferita d’amore che non si rimarginerà mai. Quelli che amano veramente e sono stati traditi, non curano la ferita, la mantengono così aperta, piena di dolore. La voce dà vita alle parole e ai loro suoni. Vedo sparse quà e là momenti di felicità e infelicità.
La gioia quando arriva appare e poi scompare. Cara poesia, io vado via, percorrendo una strada nella quale tu mi seguirai ,e insieme ,facendoti rinascere ogni volta, vinceremo il nulla, e diventeremo eterni. Le parole sono piene di elementi che le compongono e ricomporranno per molto altro tempo ancora. Il musicista è diventato pazzo, la sua arte e creatività gli ha totalmente sconvolto la mente che lo ha reso folle. Ha gettato il suo genio dalla testa nel suo fare musica. Ho attraversato una strada nel bosco, mi sono smarrito e non sono più riuscito a tornare indietro. Non avere più paura e non soffrire più , poichè devi essere certo che ti amo e che ti ho amato. I tuoi occhi quando guardano, guardano la bellezza. Diceva lei al fanciullo, non perdere la memoria del tuo vissuto, una volta che diventerai adulto.
Il genio creativo è delirio, folle delirio di chi sragiona , e chi sragiona crea.
Alfio Ferri