No. Non ci può essere nessun divertimento a stare dietro le sbarre. A vivere in uno spazio piccolo. A farsi venire il disagio psicologico dell’otto. Del dondolare ripetutamente il capo. A percorrere sempre maledettamente lo stesso tragitto. A guardare un mondo triste. A strisce. E che ci si tratti di esseri umani. E che ad affollare le gabbie siano animali. Dio ci ha fatto liberi. Ed anche gli animali, come noi uomini, hanno bisogno di questa libertà. Ed è per questo che domenica 30 Novembre Gino Civita, con la LAV Napoli, dopo due anni di silenzio, è tornato a manifestare, supportato dall’associazione Veg Campania ed altre numerose onlus presenti sul territorio. “Hai mai guardato il mondo, il cielo, le piante da dietro le sbarre?” E’ questo il suo messaggio di protesta.
Ingabbiato in un cubo di fili di ferro intrecciato. All’ingresso dello zoo. Si sente tradito. E con lui, tutti quelli che avevano creduto alle promesse delle istituzioni. Che avevano con loro prospettato l’idea di uno ZOO NON ZOO. Uno ZOO senza animali. Senza gabbie.
<<Chè un animale privato della propria libertà e sradicato dal suo habitat naturale – dice il portavoce della LAV – non è un animale. Portarci un bimbo. Lo confermano gli scienziati. Non ha nessuna valenza educativa. Né emotiva>>.
L’idea era bella. Era quella di creare Un Polo Zooantropologico d’eccellenza. In cui organizzare percorsi didattici con esperti e ricercatori rivolti agli studenti di diverse fasce d’età. Con cinema, realtà virtuale, e laboratori per imparare a rapportarsi con la natura e relazionarsi con il mondo animale con i consigli degli etologi, ed altri scienziati.
Il progetto tradito, inoltre, pensava anche ad una riqualificazione dell’area botanica dello spazio che oggi ospita immagini di rassegnazione e dolore. E non si voleva mandare a casa nessun lavoratore. Come qualcuno aveva commentato. Criticamente. Si poteva semplicemente riqualificare il personale. Come accompagnatori dei gruppi. Illustratori di storie. Addetti alle sale audio e studio cinema 3D etc.
L’idea era eco sostenibile. Civile. E rispettosa del mondo. Che è nostro. Se proprio egoisticamente , nonostante il protocollo di Kyoto, delle generazioni future proprio non ci importa niente. Perché allora Gino deve stare ingabbiato ancora a gridare col suo megafono?
L’idea era eco sostenibile. Civile. E rispettosa del mondo. Che è nostro. Se proprio egoisticamente , nonostante il protocollo di Kyoto, delle generazioni future proprio non ci importa niente. Perché allora Gino deve stare ingabbiato ancora a gridare col suo megafono?
Ornella Scannapieco