Ingabbiato in un cubo di fili di ferro intrecciato. All’ingresso dello zoo. Si sente tradito. E con lui, tutti quelli che avevano creduto alle promesse delle istituzioni. Che avevano con loro prospettato l’idea di uno ZOO NON ZOO. Uno ZOO senza animali. Senza gabbie.
<<Chè un animale privato della propria libertà e sradicato dal suo habitat naturale – dice il portavoce della LAV – non è un animale. Portarci un bimbo. Lo confermano gli scienziati. Non ha nessuna valenza educativa. Né emotiva>>.
L’idea era bella. Era quella di creare Un Polo Zooantropologico d’eccellenza. In cui organizzare percorsi didattici con esperti e ricercatori rivolti agli studenti di diverse fasce d’età. Con cinema, realtà virtuale, e laboratori per imparare a rapportarsi con la natura e relazionarsi con il mondo animale con i consigli degli etologi, ed altri scienziati.
Il progetto tradito, inoltre, pensava anche ad una riqualificazione dell’area botanica dello spazio che oggi ospita immagini di rassegnazione e dolore. E non si voleva mandare a casa nessun lavoratore. Come qualcuno aveva commentato. Criticamente. Si poteva semplicemente riqualificare il personale. Come accompagnatori dei gruppi. Illustratori di storie. Addetti alle sale audio e studio cinema 3D etc.
L’idea era eco sostenibile. Civile. E rispettosa del mondo. Che è nostro. Se proprio egoisticamente , nonostante il protocollo di Kyoto, delle generazioni future proprio non ci importa niente. Perché allora Gino deve stare ingabbiato ancora a gridare col suo megafono?
L’idea era eco sostenibile. Civile. E rispettosa del mondo. Che è nostro. Se proprio egoisticamente , nonostante il protocollo di Kyoto, delle generazioni future proprio non ci importa niente. Perché allora Gino deve stare ingabbiato ancora a gridare col suo megafono?
Ornella Scannapieco