Perché?
Eh si, la domanda nasce serenamente…perché? E non è il solito punto interrogativo che postula chi brama sapere qualcosa. No. Questo è un perché di rabbia, quell’antica forza che fa incendiare i cuori: la rabbia. Di cosa si parla? Di una gara di calcio, un incontro che va oltre il tempo, si allontana tra i vicoli della memoria e si ripresenta.
Sì un tifoso avversario, perché allora non esistevano le fasce di sicurezza, le tessere dei tifosi e tanta polizia a guardarci, no. Stavamo insieme tutti e la nostra forza era solo quella di trattenerci nei momenti topici. Ora cosa dire. Si va allo stadio come ad un appuntamento con i guai, ma per fortuna che ci sono le autorità che provvedono a non farci andare. Sì, ringrazio tutti coloro che hanno impedito di urlare, di sfotterci tra noi, di vivere una mattinata che magari aspettavamo da tempo.
Ora a parte l’ironia, ma tutto il polverone alzato per mettere telecamere, tornelli, tessere del tifoso e via dicendo, ma allora ci avete fatto uno scherzo? Mannaggia a voi…che burloni che siete; diceva bene qualcuno: in Italia la situazione è grave ma non seria.
Ernesto Limito