Stadio San Michele: cronistoria di una vergogna

“Insieme a tanti ragazzi, tifosi come me, stiamo combattendo da mesi affinché i lavori allo stadio San Michele vengano ripresi e completati. Dopo anni e tante aspettative, ora esigiamo che le promesse fatte da questa e dalle passate amministrazioni vengano mantenute. Siamo stanchi. Stanchi di vedere Gragnano sprofondare nel tunnel di un anonimato diventato sempre più inaccettabile”.

A parlare è Daniele, un tifoso. Uno di quei ragazzi che non ci sta a vedere la “fossa dei leoni”, com’era noto un tempo lo stadio “San Michele”, gettata nell’abbandono più completo. Daniele è la voce di un malessere, un malessere strisciante che attanaglia una Gragnano spettrale, che oscilla tra infrastrutture annunciate e una classe dirigente amorfa, specializzatasi in questi anni unicamente nell’indecoroso sperpero di denaro pubblico.

Uno degli striscioni di protesta promossi dai tifosi del Gragnano
Uno degli striscioni di protesta promossi dai tifosi del Gragnano

Le complesse vicende dei lavori al “San Michele” rappresentano una sintesi di questo cocktail micidiale. Ma procediamo con ordine. Il 17 giugno del 2008, con delibera n. 179, l’allora giunta Serrapica approvò il progetto esecutivo per i lavori di adeguamento alle norme federali e di sicurezza del campo sportivo. A seguito di gara i lavori – le tribune e una parte degli spogliatoi – vennero affidati alla ditta M.A. Costruzioni Pubbliche dell’imprenditore Massimo Abate, con sede a Marcianise per un ammontare complessivo di oltre 1.600.000 euro. Tuttavia, il 13 marzo del 2009 i lavori risultavano già in una fase di stallo. Per ovviare a questo stato di cose pochi giorni dopo – esattamente il 26 marzo 2009 – i lavori al “San Michele” vennero affidati in subappalto alla ditta dell’imprenditore gragnanese Gaetano Chierchia, fratello di un noto pregiudicato.

Il 7 ottobre del 2009, a seguito di un’ispezione effettuata dal personale della locale stazione dei carabinieri, venne avviata un’indagine volta a chiarire le dinamiche mediante le quali la ditta Chierchia ebbe accesso al subappalto. Dalla documentazione prodotta dall’Organo Ispettivo emerse, in ossequio all’articolo 118 dei D.Lgs. 163/2006 che impongono al subappaltatore il possesso di specifici requisiti in relazione alla prestazione subappaltata, che il subappaltatore, il Chierchia, non possedesse al momento del subappalto tali requisiti, anche se da parte comunale non fu eccepita alcuna mancanza. Il 26 novembre 2009, dopo il controllo d’iniziativa dei carabinieri, venne presentata all’ufficio tecnico del Comune una richiesta di modifica del subappalto, richiesta respinta il 30 novembre. Incurante di tale istanza, il 10 febbraio 2010,  con delibera n. 46, la giunta guidata dall’ex sindaco Annarita Patriarca approvò una variante al progetto di adeguamento del “San Michele” pertinente una serie di modifiche delle distanze di sicurezza.

In merito al subappalto del 26 marzo 2009, è interessante a questo punto citare un passaggio della relazione messa a punto successivamente dalla Commissione Prefettizia: “le ammissioni dell’ufficio tecnico comunale nel trattamento del primo appalto e soprattutto nel controllo dell’esecuzione dei lavori, evidenziano una struttura burocratica non dotata di sufficienti meccanismi di resistenza a pressioni provenienti da un contesto ambientale caratterizzato da forti ramificazioni di soggetti controindicati”.

Non sono solo le prossimità, il malaffare, a indignare nella vicenda del “San Michele”. C’è dell’altro. I Commissari, quale ultimo atto della loro attività, approvarono il completamento dei lavori dell’impianto con la realizzazione del manto in erba sintetica e l’ultimazione degli spogliatoi. Questi lavori sono stati oggetto di una gara d’appalto vinta dalla ditta S.A.R.I.T Costruzioni Generali di Pomigliano d’Arco per un importo complessivo di 295.208,61 euro. La cosa a dir poco paradossale è che questi lavori sono stati bloccati dalla giunta Cimmino che ha evidenziato nel progetto esecutivo del 2008 una serie di deficienze strutturali, quali la mancata inclusione in fase progettuale del sistema fognario, delle porte di sicurezza ecc. ecc. Ammesso pure che la ditta di Pomigliano esegua i lavori, il campo sportivo non risulterebbe lo stesso omologabile per la serie D, dato che bisognerebbe procedere all’acquisizione di circa 5 metri di terreno nella zona sottostante le panchine allo scopo di allargare il terreno di gioco e renderlo a norma.

Nonostante queste criticità, lo scorso giugno il neo eletto sindaco Cimmino, nel corso dei festeggiamenti per la vittoria del campionato di prima categoria, ha pubblicamente dichiarato che entro gennaio 2015 la città avrebbe avuto il suo stadio, promessa confermata anche dall’assessore allo sport Di Martino durante la presentazione della squadra alla biblioteca comunale.

Le attuali condizioni del campo sportivo "San Michele"
Le attuali condizioni del campo sportivo “San Michele”

Arriviamo alla fine di questa cronostoria. Milioni di euro sperperati, progetti sbagliati, malaffare, negligenze, l’ombra corposa della criminalità organizzata. Lo stadio “San Michele” è oggi un mostro di erba e cemento, strozzato dalle solite ruberie e dai soliti meccanismi delle promesse elettorali. Invitiamo il sindaco, la sua giunta e chi ha responsabilità di agire a pensare al “San Michele” non solo come ad uno stadio, a un centro di aggregazione, ma all’occasione di un rilancio definitivo di una città altrimenti avviata ad una morte lenta ed inarrestabile.

Angelo Mascolo

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