Si cammina all’indietro,ritornando nel passato,alla ricerca delle tracce del proprio vissuto. Il paesaggio ci invita a rimanere con lui,perchè è nostalgico,se noi andassimo via,non sarebbe più lo stesso,non svolgerebbe la sua funzione di essere ammirato. Quando gli ospiti sono arrivati, nei loro sguardi c’era qualcosa di folle,che gli ha immobilizzato il pensiero. Nel mezzo della notte,siamo stati sorpresi da una tempesta,che ha reso fuori il paesaggio lugubre,oscuro. Lasciamoci attraversare dal paesaggio, che ci desta dal sogno,anzi una volta destati ci fa risognare,nel cogliere un attimo d’istante,poi sfuggito via e ritornato. Anche il pittore dipinge un paesaggio,immortalandolo in un dipinto. Così il pittore ci fa entrare nel paesaggio che sembra uscire dalla cornice per renderci partecipi della sua bellezza.
Esso si fa leggere come un libro.
In un paesaggio ci possono essere:una casa,delle persone, gli animali ,l’erba, gli insetti, praticamente un universo di tante cose. Nel paesaggio possiamo vedere e sentire porte che si aprono e si chiudono,attraversate da presenze invisibili. Sono le anime dei nostri defunti che vagano,non avendo raggiunto una propria e vera collocazione nell’al dì là. Mi sono accorto e ho avuto la senazione che le nostre vite hanno un senso quando amiamo. Nel paesaggio che mi si mostra davanti, vedo un uomo trasformato in un albero,con nuove foglie e germogli,vedo anche le rondini che volano nel cielo,vedo le lucciole che come d’incanto,con la loro luce illuminano la notte.
Sempre nel paesaggio vedo spaventapasseri in movimento,che insieme ai gatti ciechi scrutano i nostri volti depressi. Noi siamo come gli alberi che camminano con le loro radici,oramai trasformate in gambe. Il mondo che mi circonda è andato in pezzi e c’è un bimbo che cerca di ricostruirlo,come si fa con le costruzioni. Le parole ci sono e sono lente,esse aderiscono all’erba,si legano alle ortiche,vengono portate in bocca dalle rondini. Qualcuno intona un canto che si libera nell’aria e si sente tutto d’intorno. Ci sono quelli che continuano a sognare,sono i folli. Bisogna rendere vivo e reale il paesaggio. Lasciamoci attraversare dal paesaggio,esso ci indica la strada che dobbiamo percorrere. Deve pur esserci una lingua che dice parole dicibili,che ha ancora qualcosa da raccontare. Nuove parole si sostituiscono alle vecchie. Ne nascono sempre di più, fino alla follia,fino a quando il cervello non riesce a contenerle tutte. Piena è la mente di parole,come lo è un alveare.
Per passare il tempo ti sei messa a giocare con i miei pensieri. Molte volte ho mangiato le parole, poi le ho rimesse e sono tornate a vivere. In quella casa c’è un uomo nudo che urla il dolore della sua storia e della sua vita. Le parole a volta dormono ma basta un suono a svegliarle per continuare a fabbricare sogni.
Tu sei l’orecchio che ascolta il tempo, io sono la porta da cui entrano tutti i mondi umani. C’è qualcosa che diventa suono e si libera nell’aria contaminandola,è la voce dela mia carne contro la tua. Il foglio bianco aspetta ancora di essere riempito e dare vita ad un ‘altra poesia. Intravedo un corteo che mi accompagna nel cammino in un bosco,dove incontro foglie gialle,fiori dai mille colori,uccelli. Le poesie non raccontano nè la vita nè la morte,ma qualcosa di molto più importante:l’Umano e il Sovrumano. In nessun luogo c’è la mia dimora,nessuna città è adatta a me. La città sta lì da secoli,essa è viva ed eterna in quanto resiste al tempo,io no. Un animale volatile mi ha guardato,osservato e scrutato fino leggere il mio animo entrando dentro di me. Le tue labbra carnose si sono congiunte con le mie,questi baci profondi possone fermare guerre e dar vita a paci. Dobbiamo ancora faticare prima di raggiungere l’estasi con le poesie. Chi fa uso di parole deve riportarle dal caos all’ordine.
Alfio Ferri