Villa San Marco apre ai “disabili”: visite guidate nella lingua dei segni

villa-san-marcoVilla San Marco raccontata nel linguaggio dei segni. In occasione della giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità, la lussuosa residenza di età romana apre le porte a turisti molto speciali: non si tratta infatti del solito gruppo di stranieri giunti dalle località più disparate, ma di persone con difficoltà uditive ai quali è proposta la possibilità di una visita guidata tra gli ambienti della Villa. Questa piccola magia è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra il MIBACT e Vincenzo Mosca, un disabile come all’apparenza potrebbe essere definito.

Vincenzo Mosca, promotore dell'iniziativa
Vincenzo Mosca, promotore dell’iniziativa

In realtà Vincenzo Mosca (nella foto) è qualcosa di più. Un lottatore, anzitutto. Una persona che da anni ha ingaggiato una personale battaglia contro la “sordità” delle istituzioni, che a dispetto della solidarietà verso i “diversamente abili”, continuano a tagliare fondi e speranza. Vincenzo a questa situazione sembra quasi non farci caso. Va avanti per la sua strada, con un piglio e un’energia non riscontrabile nemmeno nelle persone “normali”.

“Con questa iniziativa – ci dice Mosca – ho voluto portare alla luce un mondo che per i più sembra sommerso: quello della disabilità. Molti ci considerano una risorsa, un fattore aggiunto per la società civile. Invece, a dispetto delle parole di facciata, siamo relegati ai margini della società, dimenticati da quel mondo rappresentato dalle cosiddette persone sane”.  

Nella sua analisi Vincenzo è lucido, consapevole che non basta la buona volontà per risolvere i problemi. Eppure il suo impegno ha aperto una crepa, una ferita che va a smuovere dal profondo il velo di indifferenza nei confronti dei disabili e delle criticità che li riguardano. Ed è significativo che tutto ciò sia stato fatto valendosi della cultura, di quella vera, di quella che vince soltanto se abbatte barriere e pregiudizi. In fondo, fare cultura, in ossequio all’etimologia di questa parola, vuol dire esattamente questo: coltivare, seminare.

E seminare speranza, diritti, possibilità è senza dubbio la lezione più importante che Vincenzo e il suo mondo possano insegnare a tutti noi che ci troviamo dall’altra parte.

Angelo Mascolo

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano