Non si arresta l’onda di proteste a Napoli in merito alla pessima gestione della periferia da parte delle istituzioni locali e nazionali.
In particolar modo si punta il dito contro lo sfacelo di Bagnoli: realtà violentata da politiche industriali scellerate e sistematicamente poi sottoposta a sequestri giudiziari (nell’area che comprendeva l’Italsider) che poco o nulla hanno a che fare con i miraggi di riqualificazione tanto sbandierati in periodo elettorale da leader politici campani.
Dov’è finito il globe trotter della scuola dell’obbligo non che ritrovato sindaco di Napoli Luigi De Magistris a cui tanto sembrava stare a cuore la sorte di Bagnoli. Parole, solo vane parole a monte di un’implosione senza precedenti: quartieri dormitorio, igienicamente fatiscenti e brulicanti di malavita spicciola in cui come fortini nel far west operano eroicamente parrocchie e associazioni nel disperato tentativo di strappare giovani vite alla cinica logica di strada.
La droga che letteralmente inonda la zona costituisce da sempre uno dei business più redditizi del crimine organizzato. Di pari passo cresce a dismisura l’usura, lo strozzinaggio che attecchisce mortalmente la dove c’è miseria e quindi penuria di mezzi a cui sopperire senza poter godere di alcuna garanzia necessaria per accedere ai canali finanziari ordinari. “ Se non vi conviene andata alla banca” : questo il triste ritornello che i cravattari ripetono alle vittime di un sistema economico talmente florido da consentire ai camorristi di creare vere e proprie holding sul sangue della povera gente.
Ma si sa a Napoli come, è doveroso dirlo, in gran parte del Paese Italia tutto si fa perché nulla cambi. Si abbia allora almeno il pudore di tacere, si rispetti il dolore della gente comune che non “appartiene a nessuno” e soprattutto ci si interroghi introspettivamente sulla qualità d’esistenza che attenderà le nuove leve di una terra dannata e incompresa dai suo stessi figli “eccellenti”.
Alfonso Maria Liguori