Le ragioni di una riscrittura possono essere le più differenti, come differenti sono i sensi che si possono attribuire al termine stesso. Da quest’assunto prende vita la riscrittura di Alessandro Paschitto dello spettacolo Troilo e Cressida.Storia tragicomica di eroi e di buffoni, in scena da giovedì 11 dicembre 2014 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 14) al Teatro Elicantropo di Napoli, per la regia di Mario Autore e Eduardo Di Pietro.
L’allestimento, presentato da Collettivo LunAzione, vedrà quali interpreti in scena Mario Autore, Annalisa Direttore, Martina Di Leva, Alessandro Paschitto, Michele Iazzetta, Cecilia Lupoli, ed è impreziosito dalle elaborazioni musicali di Mario Autore.
Qui la drammaturgia mantiene tutte le peculiarità che fanno del Troilo e Cressida di William Shakespeare una tragedia fuori dal comune, pregnante di significati fortemente contemporanei. Appare, infatti, adeguato, in entrambi i testi, il termine “tragicommedia”, per un’opera che dipana una trama continuamente oscillante tra il carattere drammatico e quello sarcastico più o meno raffinato, finanche sguaiato e urticante.
L’argomento e l’ambientazione bellica definiscono uno sfondo inquieto, che materializza la guerra solo in poche situazioni, circoscritte a scontri aperti tra i personaggi che di eroico conservano solo la reputazione o un obsoleto senso dell’onore. Per il resto, fuori e dentro Troia si parla del conflitto senza che mai vederlo: riunioni di guerra, schiere di soldati osservati in lontananza, messaggi di sfida e proclami.
La guerra, emblema della stupidità, si dimostra un pretesto per palesare questa sproporzione. Ne deriva un disincanto che si riflette nelle vicende di ciascun personaggio e, per la prima volta, negli occhi del giovane Troilo, che vive sulla propria pelle l’assurdità della battaglia e, parimenti, dell’amore. I sogni romantici del ragazzo s’infrangono contro il muro del cinismo e della materialità. Ogni azione genera quindi degli errori, degli imprevisti, e gli eventi travolgono tutti indistintamente, chi aveva provato a mutare la realtà e chi si era lasciato portare dalla corrente.
Questa sostanziale impossibilità di scelta costituisce l’elemento cardine che viene elaborato nella riscrittura del testo shakespeariano, con un numero ristretto di personaggi e di sviluppi organizzati ex novo. Linguaggio e atmosfera sono certamente rimasti immutati per un’opera che, come si è visto, non si lascia mai catalogare strettamente sotto il termine “tragedia”.
Se Troilo soffre, ma non muore, e Cressida tradisce, ma non paga, i riferimenti formali e le aspettative catartiche della messinscena vengono a mancare, lasciando il disorientamento dell’esistenza. Di fronte a tanto imponderabile, la misura del riso costituisce, così, una possibilità estrema per tentare la comprensione e l’accettazione, forse disperata, della realtà.