I PIRAP (Progetti Integrati Rurali per le Aree Protette) rappresentano uno strumento attraverso cui la Regione Campania ha provato a dare risposte organiche alle esigenze delle aree di interesse naturalistico-paesaggistico, disegnando un percorso di sviluppo locale sostenibile, centrato sulla valorizzazione delle risorse del territorio a partire da quelle agricole e sorretto da una coniugazione integrata di tutti i fondi disponibili (FERS, FSE e PSR) in un unico strumento di intervento sostenuto da una condivisione degli obiettivi e delle azioni da tutti i soggetti pubblici locali.
I progetti integrati rurali per le aree protette, dunque, sono finalizzati all’adeguamento delle dotazioni infrastrutturali del territorio, al miglioramento della fruibilità dei servizi essenziali alle popolazioni locali, alla diffusione delle tecnologie di comunicazione ed informazione, alla prevenzione dei rischi ambientali nel quadro della valorizzazione naturalistica e paesaggistica del territorio. In tale scenario ne consegue che le aree di riferimento per l’attuazione dei PIRAP sono le Aree Parco. A Castellammare di Stabia questi progetti furono presentati per la prima volta nel lontano 2009 per poi essere presentati nel giugno del 2012 dall’allora sindaco Luigi Bobbio e hanno continuato il loro iter tecnico-burocratico fino ad approdare alla conferenza stampa di presentazione dello scorso 10 dicembre, svoltasi al Palazzetto del Mare, a cui oltre all’attuale primo cittadino e all’assessore competente hanno partecipato anche Giuseppe Guida presidente del Parco dei Monti Lattari e Luigi Sicignano soggetto attuatore Pirap Regione Campania. Il presidente Guida ha dichiarato: «Il Pirap nel caso di Castellammare è stata una procedura fortunata perché nel resto della Campania non ha avuto un grosso riscontro. Si è trattato di una partecipazione concordata tra i comuni compresi nell’area del parco dei Monti Lattari.
Sono interventi isolati ma speriamo che nella prossima programmazione ci sia la possibilità di inserire nuovi interventi capaci di portare valore aggiunto all’economia e ai territori del parco». A seguire l’intervento del funzionario regionale Luigi Sicignano, che precisa: «Come soggetti attuatori della Regione Campania abbiamo avuto l’onere di istruire i progetti nell’ambito Pirap Monti Lattari. Tali interventi si connotano di una precisa strategia di partenza, si è cercato di effettuare un tavolo di partenariato tra gli enti pubblici creando sinergia al fine di preservare le aree protette della penisola sorrentina. I soggetti pubblici ricadenti all’interno di aree protette hanno effettuato accordi di programma con la regione Campania. Castellammare nel 2009 ha presentato tre progetti , di buona qualità, tutti approvati. Ormai siamo alle fasi finali, siamo prossimi all’affidamento dei lavori, si spera che dal mese di giugno in poi dovrebbero essere conclusi i lavori di tre nuovi siti ammodernati e rivalorizzati». L’assessore comunale all’urbanistica Alessio D’Auria ha illustrato i progetti nel dettaglio: «Per quanto riguarda la piazzetta della Chiesa della Maddalena a Quisisana, l’intervento prevede il rifacimento completo della pavimentazione (attualmente in conglomerato bituminoso) che verrà realizzata in basolato com’era in origine (circa 200 mq); saranno poi ristrutturati i muri in tufo che delimitano l’area; sarà realizzato un ramo fognario nuovo (fecale e pluviale) e la piazzetta sarà arredata con 10 nuovi pali di pubblica illuminazione. Per la sorgente di San Bartolomeo è prevista la pulizia dell’alveo del rivo San Pietro comprendente la rimozione dei rifiuti vari sversati nell’alveo e lungo i sentieri; l’installazione di una staccionata di protezione e di pannelli segnaletici con cartelli illustrativi sui cenni storici. Infine il progetto per la il recupero del sentiero dell’ acquedotto borbonico a Monte Coppola e del ponticello sul rivo San Pietro con la rimozione della pavimentazione in getto di cemento esistente sul sentiero e formazione di una strada in terra battuta; manutenzione e pulizia del paramento murario del ponticello; la messa in opera di ringhiere per delimitare il sentiero, realizzate con pali di legno legati tra di loro, ed ancorate al suolo».
Circa sei anni per approvare e poi eseguire tre progetti di non lieve entità economica ( circa 450mila euro).
I fondi ci sono, sono stanziati, ma impiegano anni per essere utilizzati, gli step burocratici sono tanti, troppi.
Anche quando un progetto è eseguito sorge un altro problema, ancor più demoralizzante, quello del degrado che colpisce le aree faticosamente riqualificate dopo anni di delibere, conferenze e promesse.
«La nostra amministrazione sta puntando molto sul recupero del parco di Quisisana, siamo particolarmente affezionati a questi progetti che rientrano in un’area importante per la storia di Castellammare. Mi auguro che i cittadini sappiano preservare questi luoghi. Dobbiamo rafforzare il senso della collettività e della responsabilità Bisognerebbe avere maggiore cura del bene pubblico. Spero che questo messaggio di tutelare i beni comuni sia diffuso tra i cittadini. Non sono più tollerabili gli scarichi abusivi i cui costi di raccolta pesano sulla collettività. Non possiamo mettere vigili urbani in ogni punto della città, dobbiamo rafforzare il senso civico degli stabiesi» ha dichiarato infine il sindaco Nicola Cuomo.
Certamente è impensabile mettere vigili urbani dietro l’angolo di ogni strada della città, ma è ancora più utopico affidarsi alla buona volontà dei cittadini “onesti”. Non siamo a Berna, e chi va a scaricare i rifiuti non ha l’aplomb britannico. Certa gente non va semplicemente sensibilizzata, né fermata dai cittadini, chi violenta le aree del nostro patrimonio storico-naturalistico va fermato nel rispetto della legge senza se e senza ma, con gli strumenti che la stessa mette a disposizione. E’ indiscutibile la necessità di un risveglio della coscienza collettiva a tutela dei beni comuni ma allo stesso tempo non si può pensare di sostituire le forze dell’ordine nel controllo del territorio. Questi tre progetti potrebbero rappresentare piccoli ma importanti passi in avanti nel recupero di un’area preziosa come quella di Quisisana, ma non bastano, non possono bastare. Occorre riappropriarsi di quelle zone con iniziative quotidiane di promozione e con un controllo efficace. Non siamo ai tempi dei Borbone che per dirigersi alla Reggia salivano dal centro della città con le carrozze, oggi esistono le automobili ed in pochi minuti le volanti della polizia municipale, dei carabinieri, della polizia, del corpo forestale ( magari coordinati dall’Ente Parco?) potrebbero presidiare a turno i boschi e l’area di Quisisana ripetutamente in balia del degrado e degli scarichi di rifiuti.
Carmine Iovine