“Io ci sto”: ecco come è nata la prima “libreria di tutti”

iocisto11“… in questa Italia che forse si ha voglia di cambiare, ci sono dei propositi in giro buoni, dei propositi cattivi. Sicuramente è un proposito che si vuole cambiare l’Italia, e io in questo proposito ci sto…”
Intervistato a “Domenica In” da Pippo Baudo, Rino Gaetano presenta il suo ultimo 33 giri. E IO CI STO. Erano i primi anni ’80.
Una vera e propria dichiarazione di impegno civile.
Alzi la mano chi ancora non vuole cambiare questa Italia, che Rino chiamava Aida.
Aida che non è più. E non è ancora. Da attraversare.
Come una tangenziale. Contromano.
Aida in transizione.
Crisi economica, Roma, Mafia Capitale, forte inasprimento fiscale, Porcellum illegittimo e incostituzionale.
Aida affoga nel fango, mentre qui in città al Vomero come a Port’Alba una saracinesca dopo l’altra chiude e non riapre più.
La cultura va in cantina.
Non c’ha i soldi per i fitti. Troppo alti.
E coi libri la camorra non ha mai investito. Non ci fa riciclo. Non è immondizia.

Non conviene. Non è un abito firmato.
E Napoli, anche al centro, è un locale sfitto. Un marciapiede senza luci. Buio. Spento. O al massimo il fumo dell’ennesimo negozio di chips olandesi. Che dice Bye bye frittura partenopea. O una cineseria.
Che ti disorienta.
Il quartiere quasi non lo riconosci più. Senza quella libreria all’angolo. O quella vetrina con i libri di scuola. Tutti in fila. Ordinati. Esposti. Tra le pile di quaderni. Diari e matite a colori.

E non trovi quasi nulla in cui ti riconosci. Neanche un pezzetto degli anni passati tra i banchi. Coi compagni. A leggere fogli gialli. E tradurre le notti. Sui dizionari. Di Greco e Latino. Che ti innervosivi. Ché credevi lingue morte. Fino alla miopia.
O dei Natali. E dei best seller incartati. Avuti in regalo. Sotto l’albero. Piaciuti. Non piaciuti. E riciclati.
E i giorni delle poesie di Prévert, passati a rovistare tra gli scaffali. Tutti impolverati. Pensando ai primi amori. E i sospiri dei quindici anni.
Con questa tensione, un giornalista ed ex editore – Ciro Sabatino – su FB il 13 maggio scorso , per gioco e provocazione posta :” Ah… Ma mica ce la vogliamo aprire noi una libreria meravigliosa? Se avete soldi (qualsiasi cifra) e ci volete pensare fatemelo sapere. Io ci sto”.
Un post. Con tanti mi piace. Che potevano sembrare distratti. Simpatici o sterili motivi di accondiscendenza.
E invece quei tre semplici monosillabi “Io ci sto” dalla portata rivoluzionaria sono nati col sigillo. Dell’impegno sociale. E della responsabilità civile.
Con il quale ha saputo trasformare la mortificazione – che ancora sta subendo tutta la città – in mobilitazione attiva, non solo della comunità dei lettori o degli addetti ai lavori, ma di tutti.
Di qui il nome la “Libreria di tutti”.

Di tutti quei 3000 che il 21 luglio scorso hanno sposato il progetto. E hanno “bloccato Napoli con i libri”. Anche solo quella sera. Partecipando attivamente alla grande festa. Tenutasi nei locali di via Cimarosa. Dentro e fuori. Tanta era la folla. Con la gioia e la forza dell’entusiasmo.
Come risposta alla crisi culturale che aveva visto chiudere nel giro di pochi giorni la storica Guida Merliani. E poi ancora la libreria Loffredo, che era negli anni divenuta un simbolo della gente del quartiere. Tanto che per darsi appuntamento era molto più semplice ritovarsi fuori le sue vetrine che dire “ci vediamo in via Kerbaker”.

È catastrofe! Chiusa pure la Fnac. Coi suoi televisori al plasma e i phon stiraricci. Dove qua e là ogni tanto era buttato per caso un libro. Una rivista fotografica. Un’agenda. Qualche fumetto d’autore. Comunque qualcosa con lettera stampata.
Ché Sabatino proprio non ce la poteva fare più. E ne ha fatto un post. E poi tweeta. E retweeta. E milioni di hashtag.
Di tutti quelli che vogliono ricominciare dai libri.
Con la stessa illusione degli innamorati. O dei folli. Che credono nella realizzazione dei propri sogni. Anche se poi la realtà gli sbatte cancelli duri contro. Ché i folli non sentono il dolore. Come gli innamorati. I sognatori. Gli ubriachi.
Continuano a portare avanti il loro progetto con convinzione.
E ce la fanno.

Ad oggi sono 700 soci. Tante emozioni. E desiderio di credere. E tante facce. Alcune più o meno note. Come il regista Franz Ozpetek, o il nostro primo cittadino Luigi De Magistris, o ancora Luigi Felaco del presidio Libera Vomero. E molti altri ancora del mondo letterario come Maurizio de Giovanni, Zap Mangusta. E tanti altri meno famosi. Che ci credono uguale.
Che si muovono nella magia di un rifugio. In una piazzetta ai piedi delle scale – vicino la funicolare, quella che da giù noi chiamiamo dell’Augusteo – nella prima libreria ad azionariato popolare.
Che poi quelle stesse scale se le sono adottate, giocando con le parole “Abbiamo bisogno di scale di Fuga” , nell’ambito del Programma “Tu scendi dalle scale” ( dall’8 dicembre al 7 gennaio) in collaborazione con il Coordinamento Scale. Che dal 2011si occupa del rilancio dei percorsi pedonali naturali; scale, gradinate che collegano il centro storico alla collina del Vomero.
E lì, nella tana, alcune socie mi hanno accolto nel loro tempo sociale.
Elena, Ginella e Stefania, l’Io narrante, mi hanno raccontato cosa è Iocisto. Niente altro che un’emozione. Uno scambio.
Un luogo di nuove possibilità. E l’intelligenza del possibile che è alla base della scelta consapevole, è essa stessa condizione di progettualità.
Come ritrovare l’attaccamento al proprio nome senza la paura di doverlo dire ad un altro socio o doverlo per forza ricordare. In una riunione. In un consiglio. Piuttosto in un evento.
E tra le pagine dei libri si donano tempo. Ritrovandone uno nuovo. Che al di là di una porta di vetro, nascosta in un palazzo, pareva perduto.
Un tempo fatto di condivisione. Che mette in circolo l’amore per la cultura.
Ci ho passeggiato un po’ dentro. Ne ho sentito l’odore. Dei legni nuovi degli scaffali. Delle plastiche delle T- shirt di Amori Sfigati. Delle copertine rilegate.
Sarebbe banale e riduttivo chiamarlo punto vendita tradizionale.
In una sala coi tavolini da tea, e il distributore automatico di bevande calde, il libro lo puoi sfogliare. Comprare.
E se vuoi perché hai litigato con l’autore o il finale ti ha lasciato troppo bene o poco male lo puoi sempre ridonare all’associazione. Come un regalo inaspettato e gradito. Con un gran sorriso.
Se un libro convenzionale non ti è piaciuto, e non ti basta per guarire dalla malattia della curiosità e gratificare una mente insaziabile, bulimica, puoi sempre entrare – con passo timido – nella seconda sala.
Nel giro di pochi secondi sei nell’oasi. Della sala editoria minore. Che vuole dare spazio alla scrittura emergente. A inediti. Voci nuove e indipendenti. E non ancora affermate.
Suggerisce testi e case editrici minori, Alberto Della Sala. Che per 30 anni e più s’è interessato alla libreria d’antiquariato. Ed ora crede con fiducia in un “Patto d’ onore” con la piccola editoria.
E infine la sala dei più piccoli. E l’organizzazione di “Colazioni in libreria” per i gruppi classe delle scuole superiori. Per lo scambio del Pensiero attraverso la parola scritta.
Perché il libro che leggerai è l’uomo che sarai.
Che si tratti di Kafka o Céline, io e te davanti alla copertina del libro saremo sempre uguali. Democraticamente uguali.
Ma forse leggendolo quel libro ci parlerà. E ci dirà più cose di noi che il nostro miglior nemico.
Per questo la cultura è un diritto di tutti. E lo sa anche Malala che ha dedicato in questi giorni, commossa sul palco, il Nobel a tutti i bambini che vogliono pace e istruzione.
E non diversamente la campagna del popolo degli iocistiani è una risposta ad un vulnus. Un tentativo di restituire il diritto alla lettura alla città. Su e giù per le rotaie della funicolare.
Un diritto che appartiene a tutti. A tutti quelli che decidono di associarsi. E a tutti quelli che vogliono contribuire alla realizzazione di un sogno, anche solo con il sostegno di una donazione. Libera.
Una donazione sei tu. Il progetto nasce dal basso. E per volare alto ha bisogno del volo di stormi. Che seguono rotte. Anche inusuali.
Nelle parole pronunciate nella campagna di crowdfunding di Maurizio di Giovanni: “Vogliamo il tuo aiuto.
Anche solo per creare servizi di consulenza che guidi scrittori emergenti…creare una collana editoriale…una libreria diffusa per portare i libri fuori il proprio spazio.
Avere la possibilità di donare un libro sospeso. Sì, proprio come il caffè a chi non lo può comprare.”
Per l’occasione sarà organizzata una serata – il prossimo 20 dicembre alle ore 20,30 presso i locali di via Cimarosa 20 – in cui saranno illustrate le modalità per contribuire al progetto. E le relative ricompense in palio . In un clima di festa e musica. Dove potrai conoscere nuovi amici, giocare a tombola e sfogliare libri, e magari farti tentare dall’idea originale di un regalo crowdfunding ai tuoi amici per Natale. Che forse gradiranno più della solita sciarpa di lana. Tutta attorcigliata. Sotto l’albero.
Un regalo che significa voglia di rinnovamento. Di cambiare.
Lo devi a te. Alla tua città.
Loro ci stanno in quei locali ad aspettarti. Tutti i giorni.
Io ci sto. Quando ci riesco. Il 20 dicembre non vedo l’ora. Sarò all’appuntamento. Precisa.
Prenderò un libro che ho già adocchiato. Editoria minore. Non me lo farò incartare. Sarà il mio regalo di Natale. Per me.
E tu ci stai?

Ornella Scannapieco

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano