Quando il giorno di Natale le porte di questo Presepe verranno aperte ufficialmente, si potrà toccare con mano il fatto che l’eredità del compianto maestro Pasquale Cesarano, ideatore dell’opera scomparso lo scorso anno, non sarà andata persa. E questo per l’impegno dei suoi figli – Ciro, Domenico, Carlo e Giovanni – ma soprattutto dei tanti collaboratori che lavorando nell’ombra hanno reso ancora possibile questo capolavoro. Sarà così che il visitatore potrà ammirare, ad esempio, le nuove scene allestite che si rifanno al presepe napoletano del ‘900, l’angolo dedicato alla pasta gragnanese oppure quello ispirato alla Valle dei Mulini la suggestiva cornice naturalistica che accoglie il Presepe.
Ma il messaggio più straordinario, degno della memoria di Cesarano e della sua arte, è senza dubbio l’inserimento nei pressi della grotta della Natività di una cupola dai tratti arabeggianti, chiaro riferimento al luogo di culto islamico per antonomasia. Quindi, l’arte, la religiosità e la tradizione popolare che si fondono al bisogno e alla necessità di un messaggio di pace tra i popoli e le rispettive religioni.
Ed è proprio quest’ultimo aspetto a fare del Presepe di Cesarano una sorta di “paesaggio culturale”, una combinazione tra natura e cultura di vitale importanza per la città di Gragnano che punta a uscire dal lungo medioevo nel quale è piombata.
Angelo Mascolo