Il calvario dell’ammalato inizia al pronto soccorso per poi continuare nei gironi danteschi dei reparti dove per ottenere qualche risultato, per “risolvere” deve appartenere ovvero essere già paziente privato del primario o degli assistenti che operano nei contesti ospedalieri visitati dalla malcapitata vittima. Per non parlare poi dell’approssimazione e della venalità di buona parte del personale infermieristico sempre pronto a scroccare “mance” ai familiari in cambio di un trattamento di favore per il degente.
Di contro onesti operatori sopperiscono eroicamente (tra mille difficoltà) all’inefficienza e alla mala fede dei colleghi.
“Io non so, non ero presente e non ero certo il primario”: questo il ritornello che sinistro accompagna le varie “spiegazioni” dei medici spesso contradditorie e frammentarie tra gli stessi camici bianchi operanti nel reparto.
Sul fronte igienico – logistico poi la situazione è a dir poco drammatica. Allora che fare per far fronte a tale
Corruzione e clientelismo dilagano all’interno di un sistema sanitario ormai palesemente imploso su se stesso: della serie agli ammalati sarebbe più onesto dire all’ingresso nei plessi ospedalieri partenopei “benvenuti all’inferno”.
Alfonso Maria Liguori