E’ forte lo sconforto che assale a chi ritorna dopo anni nella nostra Boscoreale. Lo sento dire da vecchi amici che ho rivisto dopo anni di assenza e che per Natale sono ritornati nella città addormentata.
Lo sento dire dai miei vecchi amici con cui, in passato, ho fatto appassionate iniziative e consumato tanti giorni della mia vita, per renderla migliore.
Lo sento dire dai miei concittadini che si sentono stretti da un abbraccio che solennizza l’esaltazione della solitudine.
E’ come se il tempo abbia corroso, in modo lento, profondo, irreversibile, tutte le speranze, generando una tensione sociale sempre più ampia e sempre più palpabile.
Del resto, la capacità di comprensione e di compianto è in grado di toccare con tanta più evidenza e profondità la realtà, proprio lì dove stanno le sofferenze, il decadimento, i tormenti e la violenza del tempo che consuma implacabilmente i boschesi e le loro vite.
E’ forse una questione ontologica, che riguarda l’essere boschese, le azioni, il modo di pensare, di sperare, di vivere, o è un’altra cosa?
Eppure questa comunità, non ha mai avuto tanta rappresentatività politico istituzionale come oggi, un consigliere regionale, un senatore della Repubblica.
Avevamo tutti sperato, che le ultime tre amministrazioni comunali avrebbero invertito la rotta del declino socio culturale e urbanistico; purtroppo cosi non è stato.
Vedo e sento interagendo con i nostri rappresentanti eletti in consiglio comunale, di un esplosione d’individualismo rivendicativo dove spesso i diritti vengono negati a scapito dei doveri istituzionali. E’ vero, questo è anche un dramma nazionale, dove evaporano sempre più e spesso all’improvviso esempi che sembravano virtuosi.
Non si tratta di fare riflessioni socio moralistiche, il brodo di coltura dell’inefficienza che ha minato ormai la nostra coscienza civile, rendendoci fragili, inconsistenti, inclini ad accettare il destino cosi come va e cosi come ce lo presentano, con attori e solisti che non cambiano mai e che quando cambiano, ci fanno rimpiangere il passato presente ed il passato remoto.
La città sembra addormentata, assopita nei suoi drammi, incapace di reagire. Nessuno disegna e progetta il futuro e le uniche opere sociali virtuose che negli ultimi anni ho visto benedire alla fonte battesimale è l’iniziativa di qualche coraggioso nostro concittadino che ha deciso di scommettere a Boscoreale sulla didattica, l’iniziativa storico culturale di un gruppo di cittadini accomunati dalla passione teatrale musicale (teatro Minerva), l’iniziativa imprenditoriale di nuove frontiere tecnologiche. Tutte iniziative private e rallentate dalla Pubblica Amministrazione.
Gli organi di comunicazione nazionale volgono lo sguardo commiserevole al territorio boschese solo per eventi di cronaca nera che non sono pochi, ed è veramente toccante vedere su facebook emigranti di questa città, che postano questi accadimenti con la frase vengo da questa terra, fortuna che sono andato via.
Lo scenario è veramente desolante e lo è anche nei comuni vicini.
Non va sottaciuta l’indicazione del cardinale di Napoli Sepe, che ha ribadito in quest’inizio d’anno, la necessita di lasciare la cultura del lamento per dare spazio ad un impegno civico di tutti, cosi come sottolineato anche dal capo dello Stato nell’intervento di fine d’anno.
Ordunque serve una nuova e consapevole alleanza, una nuova intelaiatura di sentimenti e di voglia di fare per ricostruire la nostra comunità sociale, ricreando una coscienza sociale e civica che tiene in piedi un nuovo e rinvigorito impegno che stimolano le istituzioni quando queste perdono la bussola ed a dir il vero, le ultime iniziative editoriale di Gennarino Carotenuto, Stafania Spisto e Carlo Avvisati, quelle della pro loco e di qualche associazione storica come la scodella nel museo civico, quella di Vincenzino Martire e della mensa sociale, quelle di running e di Marcello Merolla, gli appuntamenti di cultura di Peppino Carotenuto e di Antonio Cirillo , le iniziative di storia contadina di Simone Carotenuto, l’appuntamento teatrale di Rosa Acanfora, le iniziative delle istituzioni cattoliche, quelle che non conosco, sono e rappresentano provocazioni che sotto la cenere dell’immobilismo, il fuoco c’è ancora e tutto questo fa ancora sperare.
Cosi come questo periodico, che ha raccontato e racconta la storia, testimonia le ferite e le occasioni della nostra terra vesuviana annodando i comuni destini dell’area, crea l’occasione per riaprire la discussione sulla città vesuviana che, proprio nella nuova legge di stabilità, trova nuovi strumenti giuridici ed occasioni di opportunità irripetibili per il nostro territorio.
Non servono grandi e singoli progetti, ma solo l’iniziativa di mettere assieme diverse debolezze che superino le singole vanità e le singole ambizioni, che ci consentano di uscire dallo smarrimento dove ci siamo fermati e mettere sui binari una nuova istituzione agile e veloce, più grande e consistente, più rappresentativa ed armonica, che possa gestire meglio il presente e disegnare un futuro possibile. Fondere insieme alcuni comuni in uno solo è l’unica strada che possa dare un prospettiva alla comunità boschese.
Enzo Marra