All’alba del nuovo anno ad Ercolano la triste fama di “resinari” non cambia: neanche son partite le primarie in casa del Pd per la candidatura a sindaco in occasione delle prossime amministrative locali che già si parla di brogli, di un numero esorbitante di tessere improvvisamente registrate all’interno di un partito che a livello locale aveva mai goduto di tante iscrizioni. Francamente avvilisce dover costatare come altri organi di informazione continuino senza ritegno ad attingere notizie dal sito de il Gazzettino Vesuviano: tuttavia lusinga l’idea di riportare talmente bene la realtà dei fatti da essere persino “copiati” da sia pur validi colleghi.
Detto ciò l’attenzione si sposta sulla dignità e sulla libertà d’espressione degli ercolanesi: “resinari”, così da sempre vengono etichettati dai paesi limitrofi gli abitanti di una città che a discapito dei duemila anni di storia fatica vistosamente a trovare dignità e credibilità all’interno dell’humus comunitario.
La fame e la mancata scolarizzazione hanno nel tempo favorito l’ascesa di potenti casati indigeni che ad oggi fanno il bello e cattivo tempo in paese. Poco importa poi se a monte di queste potenti famiglie ci siano stati guai con la giustizia anche all’estero, se per accumulare questi ingenti fortune si sia spesso venuti a patti con la spietata malavita locale che tutti oggi sembrano miracolosamente “ignorare” o peggio non rammentare. Troppo vicini i periodi in cui era facile vedere a braccetto leader politici e camorristi per ingenuamente pensare che di colpo queste infelici frequentazioni siano svanite nel nulla.
Si torni al buon senso e alla responsabilità civile a Ercolano e lo si faccia in nome della trasparenza operativa, della legalità che mai dovrebbero deficitare in una società civile degna di tale appellativo.
Tutto il resto è francamente retorica della scuola dell’obbligo.
Alfonso Maria Liguori