Sant’Agnello, chiude l’ultima tipografia: fine di una tradizione dell’800

SAM_0803Sant’Agnello perde un pezzo di storia commerciale e di artigianato: chiude i battenti la tipografia “La Grafica” di via Balsamo. Per oltre quarant’anni è stata punto di riferimento per centinaia di clienti, anche quando il crescente impiego delle nuove tecnologie digitali ha soppiantato i  sistemi di stampa tradizionali. Le commesse istituzionali, oggi fondamentali per un tipografo, mancavano da tempo e sono state solo in parte compensate da quelle di aziende private. Con velocità, esperienza e grande tecnica il titolare Mario Giannico, di Vico Equense (in gioventù difensore del  Vico ed apprendista tipografo a Sorrento) ha preparato fino a pochi giorni fa partecipazioni per cerimonie, locandine e manifesti, ma soprattutto modulistica navale; i biglietti da visita, poi, erano una chicca.

Per il 2015 ha realizzato anche l’ultimo calendario murale della tipografia, come sempre sobrio e con appositi spazi per le annotazioni quotidiane. Intanto i  macchinari della stamperia classica in smantellamento sono stati venduti, mentre intere casse di caratteri mobili in piombo, finora gelosamente conservati, saranno probabilmente rottamate, così come quintali di caratteri più grandi per manifesti. Un patrimonio unico di altissimo valore, con rari e preziosi cimeli.

Tra questi, un artistico cliché del 1880 circa, a suo tempo impresso sui sottili incarti per avvolgere gli agrumi sorrentini: fu utilizzato dai suoi predecessori della casa editrice D’Onofrio, che operò in Piazza Sant’Agnello sino alla fine degli anni Sessanta. Il fallimento di D’Onofrio fu fortunatamente seguito dall’apertura dell’attuale officina in via Balsamo, dove nel 1974 lo stesso Giannico (inizialmente con un socio) riuscì a continuare l’antica arte e ad evitare che il paese rimanesse senza tipografia. Un’attività proseguita per tutto il 2014 con onestà ed immutata passione, sebbene il rapporto tra costi di gestione e ricavi fosse diventato ormai insostenibile.

L’ultimo laboratorio tipografico di Sant’Agnello aveva diversi reparti. In fondo, quello della composizione dei caratteri in piombo, dominato dalla presenza di una linotype modello americano, con la sua tastiera di novanta tasti. Al centro dell’officina, la grande macchina Heidelberg  piano-cilindrica, con i suoi rulli inchiostratori per manifesti, “pagata 22 milioni di lire nel 1988, destinata a finire all’estero” e la Heidelberg Stella (massima espressione dell’ingegneria tedesca, chiamata così per il sistema di pinze che, girando sulla macchina, disegna nell’aria una stella) dove sono stati stampati i piccoli lavori commerciali. In passato qui c’era anche una pedalina degna di un museo a testimonianza dell’arte tipografica, venduta da tempo.

Davanti alla porta a vetro d’ingresso, infine, l’ampio banco di composizione, la fornitissima cassettiera, alcuni riconoscimenti e gli inseparabili canarini. Con quest’attività, a Sant’Agnello si conclude definitivamente la  tradizione degli stampatori che lavoravano con caratteri di piombo. Che facevano notte per comporre, con pinzette, le righe del testo da stampare, opportunamente serrate nel telaio rettangolare. Una storia scandita da sbuffi d’aria compressa, rumori di grandi macchinari e ricordi della  gloriosa casa editrice D’Onofrio. Nei prossimi giorni il tipografo completerà lo svuotamento del materiale per poi riconsegnare il locale, aggiungendosi all’elenco di quanti hanno cessato attività pluridecennali.

Nello Pollio

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