Sgombero Palazzo Fienga, proteste scuola via Isonzo: parla Starita

scuola 2“La solidarietà sembra essere assente a Torre Annunziata”. Questo quanto affermato dal sindaco della città oplontina Giosuè Starita.

Il primo cittadino, raggiunto dal nostro giornale, ha così esordito sulla questione sgombero di Palazzo Fienga ed in particolare sulla sistemazione di alcune famiglie nelle aule di un’ala del plesso scolastico di via Isonzo.

Nei giorni scorsi era partita la protesta dei genitori degli alunni della scuola torrese che, a fronte delle richieste di interventi di manutenzione, avevano invece appreso, come un vero fulmine a ciel sereno, la notizia del prossimo trasferimento di circa quaranta “sfollati” nelle aule, quelle sì, risistemate, di una intera ala dell’edificio al centro del rione “Poverelli”. Alunni a casa, scuola deserta e genitori di “picchetto” all’ingresso dell’edificio contro la decisione dell’amministrazione di ospitare i residenti dell’immobile destinatario del provvedimento di sgombero.

Già a fine agosto scorso con un’ordinanza il sindaco Starita aveva annunziato lo sgombero di Palazzo Fienga, ex pastificio, tristemente noto per essere diventato sin dagli anni ‘80 l’enclave del clan camorristico dei Gionta. La relazione redatta dal professor Vittorio de Riso di Carpinone, incaricato dalla Procura di Torre Annunziata, su richiesta del Comune, per verificare la staticità dell’edificio al civico 46 di via Bertone, non lascia dubbi: l’immobile presentava gravi carenze statiche ed in particolare risultavano pericolanti le rampe di scale e i ballatoi.

Lo storico palazzo torrese, oggetto del provvedimento di sgombero, sarebbe giunto allo stato critico in cui si trova a causa di una assoluta mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria, ma a minarne la staticità soprattutto le numerose modifiche incorse negli anni. La costruzione di vie di fuga, cunicoli e rifugi nascosti, secondo gli esperti, hanno reso Palazzo Fienga inespugnabile alle forze dell’ordine, ma inevitabilmente pericoloso per chi ci vive.

In un primo momento, a fine luglio, dopo l’ennesimo sopralluogo da parte dei tecnici, era emersa la possibilità di sgomberare ed addirittura abbattere Palazzo Fienga.

Le scale e i relativi ballatoi in particolare, rischiano il crollo che potrebbe essere determinato da una leggera scossa di terremoto, dal maltempo o finanche da qualche vibrazione più forte. Gli appartamenti, invece, risulterebbero solidi, solo che per il Comune di Torre Annunziata è divenuto troppo “pericoloso” l’accesso alle abitazioni. Alla stessa conclusione erano giunte anche le precedenti amministrazioni nel 1996 e nel 2003.

Per il sindaco Starita la protesta inscenata dai genitori del plesso Isonzo, ancora una volta mostra lo strappo nel tessuto sociale della sua città, incapace, appunto, di animarsi di quello spirito di solidarietà che al di là delle polemiche pretestuose, dovrebbe essere al fianco del Comune di Torre Annunziata travolto da una emergenza inattesa e con tempi estremamente ristretti.

Starita
Il sindaco Starita

«Un terremoto», ha affermato il primo cittadino. «Una emergenza che in appena 48 ore ci chiedeva di approntare circa duecento posti letto, cinquantacinque famiglie, in sistemazioni di emergenza dignitose, per applicare la doppia ordinanza di sfratto firmata da Dda di Napoli e Procura oplontina.

Dal canto nostro – ha sottolineato Starita – non potevano fare diversamente. Ci siamo dovuti attivare in pochissimo tempo e questo giustifica in parte la scarsa mancanza di comunicazione con l’istituzione scolastica coinvolta nell’emergenza.

Certo è che nelle scorse mattine ho incontrato il preside Benito Capossela, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo “Leopardi” a cui fa campo il plesso scolastico, una rappresentanza dei genitori dei giovani utenti di quella scuola e le forze dell’ordine. In quella occasione ho ampiamente spiegato e chiarito la situazione e ho ribadito che si era di fronte ad un provvedimento temporaneo».

Da parte dei vertici scolastici in quell’incontro c’era stata la ferma presa di posizione nei riguardi di una efficace messa in sicurezza del cantiere per la ristrutturazione delle aule destinate a “mini appartamenti” per le persone sgomberate e l’altrettanto ferma presa di posizione che in mancanza di tali requisiti non sarebbero state consegnate le chiavi della scuola alla ditta che stava eseguendo i lavori.

scuola 3Un successivo sopralluogo dei tecnici comunali avvenuto nella mattinata di ieri aveva poi previsto una soluzione che avrebbe isolato totalmente la scuola dagli ospiti “indesiderati” dai tanti che si opponevano alla soluzione individuata dall’amministrazione.

«Purtroppo non capisco – continua Starita – il motivo delle reiterate proteste. Abbiamo fatto in modo che non ci sia assolutamente contatto tra le due realtà che andranno a convivere in quell’immobile. In tempi così ristretti non potevamo fare di meglio. Vorrei che i miei concittadini comprendessero le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare e si ponessero con spirito collaborativo nei confronti di un vero e proprio “terremoto” sociale che la nostra amministrazione ha dovuto affrontare».

Le persone che saranno ospitate nella scuola, ha affermato il primo cittadino, sono state selezionate: la sicurezza, la serena convivenza e il quieto vivere saranno garantiti da continui controlli e dalla massima attenzione da parte delle forze dell’ordine.

«A garanzia che si tratta di una sistemazione temporanea – ha aggiunto il sindaco Starita – anche il fatto che non sono state allestite cucine in quanto il comune garantirà per queste persone tre pasti al giorno sino alla completa soluzione dell’emergenza.

Stiamo lavorando in questo senso già da subito e lavoreremo ancora più alacremente se saremo supportati da spirito collaborativo e dal buon senso di tutti i cittadini coinvolti, loro malgrado, in questa vicenda».

Intanto i genitori di via Isonzo, per nulla soddisfatti dalle spiegazioni del sindaco, hanno già annunciato il prosieguo delle proteste per i prossimi giorni ed in particolare per domani mattina, quando le persone sgomberate dovrebbero “entrare a scuola”.

Gennaro Cirillo

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