Il calcio non finirà mai di stupirmi, questo splendido meccanismo che vede 22 atleti correre dietro ad un pallone, è qualcosa di meraviglioso.
Ieri, dopo aver rischiato di capitolare per più di una volta, i bianchi, sono andati sotto di un goal… sembrava tutto finito, le ombre calavano sulle luci accese del Giraud. Gente che portava scritto sul volto, la delusione per l’ennesima sconfitta casalinga. Era palpabile, ognuno reagiva in maniera propria, chi guardava il vuoto, chi urlava, prendendosela con tizio o caio, chi si estraneava dalla gara e faceva emergere i pensieri che tentava inutilmente di scacciare.
Ecco, domani ho la bolletta da pagare, la mia ragazza vuole lasciarmi, papà non sta bene, mannaggia ed io mi son fatto tanti chilometri per venire qui e dopo come faccio a tornare a casa?
Non ho un lavoro e mi manca il necessario. Insomma, tutto ciò che volevano dimenticare stava riemergendo nella mente… ma Saric passa a Partipillo che lancia Scarpa: tiro… GOAL… alè… e tutto cambia, il Savoia ha pareggiato. Che bello. E tornano i colori, ma come sarebbe bello se… Scarpa lancia Cipriani… dribbling, poi un fendente che apre il cielo: GOAL GOAL GOAL. Mancano otto minuti più recupero: “Mamma ra Neve mia miettece a mana toia”. Chi si copre gli occhi, chi si gira dall’altra parte, che sofferenza. Ma tre fischi e tutto finisce. Ma sì, domani in un modo o nell’altro troverò i soldi, si, domani le parlo, deve stare con me, noi ci amiamo, lo specialista ha detto che ci sono speranze… “forza Gesù damme ‘na mano”. Che bello ora la lingua d’asfalto dell’autostrada, la faccio cantando tutti i cori degli ultras. No, ce la devo fare, e se non trovo un lavoro, qualcosa m’inventerò…
Ecco… era solo una partita?
Ernesto Limito