Pompei, “Terra Santa”: “Un rudimentale set cinematografico”

CIMITERO POMPEI

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta inviataci dall’avvocato Ernesto Sibilio in merito alla recente operazione denominata “Terra Santa” scattata a seguito dell’inchiesta di magistratura e polizia sulla gestione del cimitero di Pompei. Dalle indagini sono scaturite nove misure cautelari: tra i destinatari anche l’ex sindaco della città.

Caro Direttore,

è sempre avvilente assistere alla giustizia che diventa spettacolo e si fa giustizia di piazza, a furor di popolo; è avvilente e triste realizzare, con rammarico, che la presunzione di innocenza, costituzionalmente garantita, per alcuni vale meno di zero.
Sembrava già tutto pronto sul rudimentale set cinematografico la mattina del 22 gennaio scorso a Pompei: l’obiettivo puntato sull’ingresso del cortile della Polizia di Stato, il cineoperatore che sbraita e inveisce contro coloro che intralciano le riprese “in primo piano”, una brigata di spettatori che inveisce e insulta gli indagati (per i fatti del cimitero) portati a braccio dagli agenti quasi fossero pericolosi criminali, gettati in pasto ai fotografi e ai curiosi. Sembrava di assistere a un film già visto: “Sbatti il mostro in prima pagina”.

Quanto è accaduto a Pompei innanzi al Commissariato della Polizia di Stato in sede di esecuzione dell’ Ordinanza del G.I.P. di Torre Annunziata, che ha applicato all’ex Sindaco e ai consiglieri e ad altri indagati per i fatti del cimitero la custodia cautelare ai domiciliari o in carcere è stato uno spettacolo semplicemente vergognoso. Si poteva, anzi si doveva da parte degli organi preposti organizzare il trasferimento ai domiciliari o al carcere di cittadini ancora da ritenersi innocenti in modo certamente più civile e discreto; nessuno può illudersi tra coloro che fuori applaudivano ed insultavano che domani quello stesso trattamento non possa essere riservato a loro stessi o ai loro figli o fratelli impegnati nella gestione della cosa pubblica.

Chi sbaglia paghi! Ma dopo la pronuncia di una sentenza passata in cosa giudicata. Né la stampa, né i media, né gli altri cittadini sono in diritto di anticipare sentenze. La barbarie attende chi accetta tutto ciò senza provare un moto di ripulsa.

Cordialmente,
Ernesto Sibilio, avvocato

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