“Il tema del dissesto idrogeologico è ancora una volta sottovalutato da questa amministrazione comunale che non si rende conto del pericolo che corre la città di Castellammare. Un disagio che potrebbe trasformarsi in tragedia e che riguarda una fascia di territorio pari a circa 5 chilometri quadrati della città”.
Sono le parole dell’architetto Eduardo Melisse, consigliere comunale a Castellammare, intervenuto con una sua relazione tecnica nel consiglio comunale di ieri 27 gennaio 2015.
“La tutela e la salvaguardia dell’ambiente deve costituire una delle priorità di un corretto governo cittadino; tutto ciò nell’ottica di una valorizzazione del sistema, una tutela e salvaguardia della città, della sua economia e dell’ambiente naturale con la collina e la montagna, fino a comprendere i rivoli nel tratto a valle della ss 145 ed il sistema sorgentizio con il bacino idrotermale” le parole di Melisse.
Che punta il dito contro le disattenzioni del governo cittadino: “Ancora una volta le professionalità a cui si affidano gli uffici tecnici della città di Castellammare, per la scelta dei responsabili unici del procedimento, non sono quelle di cui una situazione così delicata come quella del dissesto idrogeologico stabiese avrebbe bisogno”.
Melisse fa esempi molto chiari: “E’ ben noto che è in corso di attuazione l’intervento di mitigazione idrogeologica dei rivoli Cognulo, Castello, Faro, e Foiano, comprendendo anche la strada Quisisana Faito, ma che non prevede interventi per il rivolo S. Pietro, il rivo Pozzano e la Carcarella. Si tratta sicuramente di un importante intervento ma che costituisce una goccia se si considera l’intera estensione del versante del Faito e le grandi problematiche a cui è soggetta. E’ evidente che l’amministrazione non è riuscita a mettere insieme sinergicamente gli enti programmatori del territorio: Autorità di Bacino-Regione Campania Difesa Suolo- Parco dei Monti Lattari – Regione Campania Ambiente” tuona il consigliere comunale Melisse.
Che lancia un allarme: “La vera messa in sicurezza potrà avvenire se si metteranno in sicurezza i rivoli che attraversano il centro storico che risultano completamente abbandonati ed a cui non è prevista alcuna programmazione a carattere regionale o comunale per il ridimensionamento dei tratti tombati che sottopassano via Visanola, via Nuova, la chiesa del Gesù, via Cognulo etc. Una stima reale per procedere alla messa in sicurezza di questi tratti è quantificabile in circa € 15 milioni. Somme che avrebbero potuto trovare spazio nelle forme di programmazione messe in atto dal Governo nelle scorse settimane ed a cui sembra che Castellammare non abbia alcuna voce in capitolo”.
Anche sugli interventi in corso Melisse esprime una posizione critica: “Si evidenzia che le problematiche di tutela del dissesto idrogeologico vanno a braccetto con la tutela delle acque del bacino idrotermale. Alla demolizione del sistema termale si sta associando la mancanza di tutela del bacino idrogeologico a cui fanno riferimento le sorgenti, a cui dovrebbe essere dedicata una costante attenzione per la loro salvaguardia. Utilizzando le forme di finanziamento disponibili per i parchi tematici ambientali.
In definitiva al tutto sommato modesto finanziamento pervenuto per la sistemazione idrogeologica di alcuni tratti del Faito dovrà seguire una piano di interventi di recupero e messa in sicurezza di tutte le aree dove sono evidenti gravi rischi idrogeologici da Privati fino a Quisisana e Monte Coppola . Così come dovranno essere messi in sicurezza i tratti collinari dei rivoli, ormai ridotti a discariche, i cui effetti si ritrovano a valle trasportati dall’impetuosità delle acque”.
Per questo motivo l’architetto Melisse pone tre punti che “dovranno essere assolutamente presi in considerazione dall’amministrazione comunale:
1) dissesto idrogeologico ed elevato rischio di frana dei terreni lungo tutta la fascia collinare e montana originati da una fragilità del territorio e da una non attenta gestione montana che si manifesta con una diffusa erosione dei suoli.
2) tutela del bacino idrogeologico e del sistema sorgentizio;
3) Tutela delle sorgenti significa anche provvedere al risanamento delle aree urbanizzate che si sono sviluppate a monte di queste unitamente ai sistemi fognari presenti a monte della Via Brin fino a nucleo di Pozzano, provvedendo ad un controllo idraulico ed idrogeologico dell’intero bacino di riferimento che unitamente agli enti di controllo regionali sia finalizzato alla tutela delle caratteristiche chimico fisiche e batteriologiche del bacino idrotermale e di ogni singolo affioramento sorgentizio”.