Demba, 38 anni, spera di tornare in Gambia e aprire un ristorante

Extracomunitari“Sogno di ritornare a pescare nel mio paese e aprire un ristorante”. A parlare è Demba, 38enne cittadino del Gambia, sbarcato in Italia con uno dei tanti viaggi della speranza a bordo di un barcone. Un ragazzone di colore, magro, occhi lucidi e sguardo deciso. E’ seduto sul marciapiede, nei pressi di una delle rotatorie di via Panoramica al confine tra i comuni di Trecase e Boscotrecase.

Di buon mattino, insieme a tanti altri immigrati, ogni giorno attende che arrivi uno dei tanti ‘caporali’ della zona pronti a sfruttare la sua manodopera per pochi euro e tante ore di lavoro. Demba, purtroppo, è costretto a sopravvivere così: lavori nelle campagne della zona oppure come muratore. La sua speranza è quella che la sua situazione cambi ma nei suoi occhi traspare anche la paura, il timore di non poter mai avere una vita normale. Racconta di aver affrontato un estenuante viaggio fino ad approdare nel piccolo paesino di Boscotrecase.

Partito dal continente africano e precisamente dal Gambia, fuggito da una estrema povertà, per poi arrivare in Senegal a bordo di una nave. La sua odissea è andata avanti con altri tre giorni di viaggio a bordo in una autovettura attraversando il Mali e l’Algeria. Infine, altre 72 ore di cammino a piedi sfidando il caldo torrido e tutte le altre insidie che riserva il Deserto per giungere in Libia. Qui ad attenderlo un barcone che ha ospitato 1200 persone. Per imbarcarsi ha dovuto sborsare la cifra di 800 euro, questo il prezzo per la speranza di una nuova vita. “E’ stata veramente dura stare in mare per tre giorni solo con un po’ di pane ed acqua”. Un viaggio raccontato con lo sguardo di chi è determinato ma con occhi che mostrano tutta la sofferenza passata.

Demba racconta la sua prima tappa in territorio italiano al centro di accoglienza di Lampedusa. “Sono stato trattato bene ricevendo cibo, vestiti e visite mediche”. Dopo due giorni di permanenza è stato trasferito da Lampedusa, insieme ad altre 80 persone, a Napoli e da li in 20 sono stati ospitati a Boscotrecase. Qui, attingendo ai fondi europei, sono stati accolti in un albergo e disponevano di alcuni ticket per poter acquistare del cibo. Il migrante del Gambia ha dovuto lasciare l’albergo dopo due anni al termine del contratto ed ha dovuto cercare un nuovo posto dove poter dormire.

Ora lui, così come gli altri migranti, mette a disposizione il suo fisico costretto a farsi sfruttare da ‘caporali’ senza scrupoli che con pochi spiccioli si assicurano un’ampia manodopera. Sfruttati sì, ma di certo non tolgono lavoro alla popolazione locale come qualche idea politicamente malsana ci vuole far credere. Solo per il suo colore della pelle ha subìto atti di razzismo ma con un grande sorriso spiega che è stato accolto amichevolmente dalla stragrande maggioranza della popolazione. Infatti ha moltissimi amici italiani e si vuole fare portavoce di quelle tante persone provenienti da tutto il mondo che, come lui, lavorano prendendo le distanze da coloro che, invece, delinquono. L’integrazione multiculturale, oggi giorno, è una grande sfida a livello nazionale ma dovrebbe essere una priorità anche per una piccola realtà di provincia magari provando a far conoscere le nostre tradizioni, la nostra lingua e, perché no, provando a fare viceversa.

Conoscere le loro culture arricchendo noi stessi, e favorire una buona convivenza in questo particolare periodo dove l’ intolleranza verso lo straniero va crescendo. La diversità è una risorsa che deve essere valorizzata favorendo un dialogo tra culture diverse ma molto spesso i migranti che giungono nel nostro paese sono costretti, al pari della popolazione locale, ad emigrare verso il nord Europa per trovare un lavoro. E poi c’è chi spera che la guerra nel proprio paese di provenienza finisca per poter rimpatriare oppure, ad esempio come Demba, vuole tornare nel proprio paese con qualche soldo in tasca in modo tale di fare una vita tranquilla con la propria famiglia.

Gianluca D’Ambrosio
Raffaele Cava

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