Impennata per la società di famiglia, il “grillino” Di Maio replica a “Il Giornale” e “Libero”

Luigi-Di-Maio-vicepres-camera-26-anniIl vicepresidente della Camera dei Deputati Luigi Di Maio ha risposto nella giornata di ieri ad un j’accuse pubblicato sul quotidiano “Il Giornale” il 2 Febbraio. L’articolo, dopo aver ironizzato sulla persona del presidente e la sua faccia “lucida da bravo ragazzo, ottima a tenere un sol piede in due staffe” continuando sarcasticamente a definirlo “più un democristiano alla De Mita , se fosse vissuto più di vent’anni fa, che un esponente del movimento pentastellato”, ha sottolineato come, sebbene il grillino Di Maio abbia rinunciato a molti privilegi della “Casta” ( come autoblu, appartamento di rappresentanza nel palazzo di Montecitorio e diverse altre indennità dovute) ha fatto benissimo i propri interessi.

E’ socio infatti, prosegue il giornale di Sallusti, al 50%, assieme alla sorella Rosalba, architetto che detiene l’altra metà della quota, di una società, l’Ardima s.r.l., fondata nel 2012 e con sede nella “sua” Pomigliano d’Arco. Ebbene, da quando Di Maio è stato eletto, nel 2013, la società, che aveva chiuso con un bilancio in perdita di € 1.362,ha miracolosamente subito un incremento all’attivo raggiungendo un utile di € 1.591 euro. Negli ultimi mesi, poi, i dipendenti sono saliti da 1 a 3 e con un atto notarile del 30 giugno 2014 il capitale sociale è stato aumentato notevolmente. All’atto della costituzione il capitale era di € 20mila euro, di cui versati soltanto 5mila, ora è balzato a €100.200 euro, di cui il vicepresidente ne ha versati ben 50mila.

Ma il politico pomiglianese non ci sta, con una lettera aperta al direttori Sallusti ed anche al direttore di “Libero” Belpietro, il quale aveva pubblicato un’inchiesta analoga, ha dichiarato che “da quando sono stato eletto non ho avuto alcun ruolo attivo in questa società e tanto meno ho versato 50.000 euro come si fa intendere nell’articolo”.

“L’aumento di capitale sociale, infatti, è frutto della fusione aziendale della vecchia società di famiglia, di tradizione ventennale, con l’Ardima”. Infine conclude affermando che, sin quando ricoprirà incarichi istituzionali e fino alla durata del suo mandato di Parlamentare, rinuncerà a qualsiasi utile della società di cui, tiene a precisare, si occupa solo la sorella.

Giovanni Di Rubba

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