“Folle Tempesta” è un vero e proprio vortice incandescente, un ardito rimpianto, si sente materialmente, sul proprio corpo, la mancanza dell’amato, si è soli con sé stessi e tremendamente spersi, si comprende, in maniera terribile, che manca una parte fondamentale di sé, quasi nascosta, nelle espressioni francesi, manifestazione struggente che solo lui, ora lontano dalla sfera esistenziale di lei, era colui che la conosceva, capiva, e ne intuiva i sentimenti con una reciprocità sfuggente che, forse, non sarà mai più possibile recuperare.
“All’inferno insieme a te”, brano cantato nel ’70 da Patty Bravo, è interpretata dalla Bastrenghi in maniera sublime, si avverte la necessità di essere a fianco sempre e comunque all’”amante maledetto”, a costo di scendere negli abissi profondi dell’esistenza, con tutte le sofferenze e le rinunce che comporta, pur di non essere nell’abisso della disperazione. E melodioso è il ricordo di “Mon Petit Ami DuPassé”, il ragazzo perduto è qui rappresentato sì al passato, ma come se fosse vivido dinanzi ai propri occhi.Le vicende, le vicissitudini passate sono in questa canzone, come la musica stessa ci suggerisce, più vivide, chiare, il rimpianto non esclude la presenza reale del passato nella vita di oggi.
Ne” Il Ritorno” sembra quasi che ci si risvegli da un brutto sogno, le esperienze appena raccontate, l’amore perduto, il ricordo struggente, scompaiono e l’amore è attualissimo, vicino, cantando “ora so quello che perderei se io fossi lontana” sembra davvero condurci alle prime luci dell’alba, quando dopo un incubo ci si accorge che ciò che ci sembrava così vividamente perso è ancora nostro, finché resteremo ciò che siamo. Con “Cominciava Così”, brano dell’Equipe84, sembra quasi che si racconti come e perché l’amore è finito, l’armonia, la corrispondenza d’amorosi sensi, il tenero conoscersi reciprocamente è stato interrotto da un’altra che, per sempre, ha segnato il distacco definitivo dall’amato. E l’epilogo di quest’album, che può benissimo ascoltarsi come se si leggesse un racconto fantastico e maledetto, termina con l’esecuzione strumentale di “Folle Tempesta” ove, musicalmente, la sensazione di voragine e di vertigine del ricordo è sottolineata in maniera chiarissima e terribile, come se si fosse in balia di un uragano.
Giovanni Di Rubba