Mal comune mezzo gaudio? Non per la politica ercolanese. Dopo le abbandonanti polemiche in casa del Pd la città si prepara in un clima di forte scetticismo alle ormai prossime amministrative locali: che si finisca a meno davanti ai giudici per questioni legate a tesseramenti non proprio trasparenti una cortina fumogena sembra avvolgere la comunità degli scavi sempre più disorientata nei confronti dei propri rappresentanti politici.
Se l’uragano riformista costituito dal primo eletto consigliere non che dirigente nazionale e renziano doc Ciro Buonajuto tanto fa sognare i giovani ercolanesi non sono in pochi a credere invece nelle doti camaleontiche e aggregative dell’attuale primo cittadino Vincenzo Strazzullo. Ricompattando i ranghi Strazzullo potrebbe al foto finish confermarsi alla guida della comunità per il prossimo quinquennio. Strazzullo tanto criticato, sbeffeggiato inadeguatamente anche sulle piattaforme sociali, oggi starebbe riguadagnando consensi all’interno e all’esterno, dato di per se singolare, della maggioranza stessa.
Promesse pre elettorali fatte “a chi conta” o capacità governativa innata saranno gli eventi futuri poi a stabilirlo: fatto sta che Strazzullo sembrerebbe determinato a rimanere dov’è confutando di fatto voci e pettegolezzi di corridoio.
Troppi gli inciuci, le veline e i temporeggiamenti mirati per rendere credibile il palcoscenico politico indigeno: l’ercolanese fatica penosamente a prevalere sul “resinaro” ipocrita e scroccone tanto detestato dalle realtà urbane confinanti di Portici o Torre del Greco.
L’onesto contribuente attende in affanno il responso di quella che potrebbe essere l’ultima partita utile per la rinascita del paese: in caso contrario non rimarrebbe che costatare l’incapacità, la contraddizione e quel che peggio la mala fede di buona parte dell’elettorato locale che tanto sentenzia “a voce” ma che poi alle urne finisce inspiegabilmente ( per chi ancora crede alle casualità) a premiare sempre gli stessi “personaggi”.
Alfonso Maria Liguori