Oppressa da inciuci personali, rivalità familiari storiche e manie megalomani messe in essere da falsi potenti indigeni Ercolano è stata per troppo tempo additata quale capolavoro di inefficienza e contraddizione politica dalle realtà urbane vesuviane confinanti. Fingere di ignorare tale miserabile dato equivale a mortificare , è opportuno ribadirlo con forza, la dignità e l’intelligenza di chi mai si è venduto per un piatto di lenticchie prostituendo l’amore per i luoghi al più bieco interesse personale. Il consigliere renziano doc del Pd Ciro Buonajuto, amato dai giovani che nel dirigente nazionale vedono il nuovo che avanza, potrebbe essere una valida alternativa allo stallo elettorale che per decenni ha scandito i ritmi della cittadina vesuviana.
Sempre che se eletto al buon Ciro sia concesso poi di governare con “tranquillità” non essendo costretto a difendersi da continui attacchi personali destinati solo a danneggiare il già agonizzante paese. L’immobilismo : questo il nemico mortale di un’Ercolano che non può più concedersi il lusso di aspettare interventi miracolosi provenienti da una Roma sempre più lontana . Occorre agire e in tempi utili per quanto meno salvare il salvabile : fin che si continueranno ad identificare politici indigeni con lo pseudonimo e non con i reali dati anagrafici lo spettro del fatalismo rinunciatario e dell’approssimazione spicciola incomberà sinistro sull’area vulcanica più famosa d’Europa.
Per dirla in breve : “ la povertà infuria il lavor ci manca sul campanile di Pugliano sventola bandiera bianca”.
Alfonso Maria Liguori