Per Barbato, studioso di archeologia di Ottaviano che rinvenne il capitello oggi conservato al Museo Archeologico di Nola nei depositi di un’azienda edile nel 2010, è giunto il momento di profondere gli sforzi necessari all’avvio dei carotaggi: date le dimensioni del capitello (del peso di 400 chili) non è da escludere che possa appartenere a un edificio imponente: lo stesso dottor Giuseppe Vecchio, a cui il dottor Enrico Stanco è subentrato, ha definito la sua scoperta “importantissima”. Sorprendenti ritrovamenti stanno affiorando nei paesi a est del Vesuvio: a Ottaviano e al confine con Nola numerose sono le testimonianze degne di rilievo, dunque è alto l’interesse archeologico.
Il capitello in questione è un’invenzione romana, elaborata nella prima età augustea e inizialmente dovette rappresentare solo una delle tante varianti che vennero proposte nel momento di formazione dell’arte decorativa romana. Nacque probabilmente dalla tradizione dei capitelli ionici italici a quattro facce, alcuni dei quali presentavano collarini decorati con foglie d’acanto che richiamavano le corone del capitello corinzio.
L’appello del Comitato Civico Vesuviano e di Barbato è affinché venga al più presto convocato un tavolo con la finalità importantissima di mettere in evidenza delle tracce importantissime che di sicuro possono rappresentare un’occasione di sviluppo e valorizzazione del territorio.