La “cantantessa” Carmen Consoli sarà ospite stasera 18 marzo su Raidue, a mezzanotte circa, alla trasmissione “Emozioni Hit Parade ‘00” , in cui illustrerà la sua carriera. Iniziata nel ’94, salita agli onori della gloria nel ’96 e ‘97, quando partecipò alle edizione di Sanremo rispettivamente con i brani “Amore di Plastica” e “Confusa e Felice”. Hanno seguito vari altri successi, l’album rockeggiante “Mediamente Isterica” del ’98 e “Stato di Necessità” del 2000, passando poi ad una musica più propriamente d’autore con “L’Eccezione”, del 2001 ed “Eva contro Eva”, del 2006, infine Elettra, del 2009. Insignita del titolo di “Cavaliere della Repubblica” nel 2011 –una delle poche donne che hanno ricevuto questa onorificenza, e da sempre impegnata come ambasciatrice di “Amnesty International”. Ha pubblicato il suo ultimo album nel Gennaio di quest’anno, L’abitudine di tornare”, con un tour che inizierà il 9 aprile a Porto San Giorgio e la vedrà a Napoli, al Palapartenope” il 28 aprile.
Il nuovo disco è in bilico tra lirismo nostalgico e canzone impegnata, emergendo a tratti, con tematiche quasi “cronistiche”, narrando mai come questa volta in maniera sentita e con la lucidità che non elude la critica eventi che, sebbene frutto di creazione artistica, risultano di una attualità stringente.
Possiamo dividere i dieci brani che compongono l’album in dispari e pari. I primi sono più fortemente accentrati sulle tematiche sociali. “L’abitudine di Tornare”, pezzo d’apertura, narra le vicende di una donna-amante che soffre in silenzio, ha un figlio concepito con un uomo sposato che, un po’ come il “Signor Tentenna” di un lavoro precedente, non è in grado di scegliere tra la quotidiana routine domestica e l’amante. Ma, in egual modo, lei non sa decidere se abbandonare o meno l’uomo e, chiusa nella sua tristezza, prova dolore intenso per il figlio senza padre, unica vera vittima, forse, della storia.
L’”Esercito Silente” è una vera e propria marcia militare, ove tutte le vittime delle organizzazioni malavitose siciliane, dai piccoli combattenti alle grandi figure, il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa in primis, ma anche i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il giornalista Peppino impastato, sfilano tra le bellezza di una terra piena di cultura ma oltraggiata da gente senza scrupoli, vittima di sé stessi, che con la complicità di tanti omertosi calpestano i tesori della Natura, le opere magnificenti dell’uomo. La domanda finale è “Dio perdonerà il silenzio, Dio avrà pietà per questo immenso giardino tramutato in un infernale deserto?”.
“La Signora del Quinto Piano” potrebbe benissimo essere letto come un pezzo di cronaca nera, narra le vicende di una donna, vittima dell’ex fidanzato, stalker che la minaccia continuamente e a cui i funzionari della Questura non danno particolar conto. La parte finale del pezzo, parlata, sembra una notizia data da una conduttrice televisiva, lei sarà barbaramente uccisa, di lui si perderanno le tracce e poi, per finire, ci si sofferma su una serie di particolari del tutto irrilevanti, dando cosi fiato a frasi di gusto amaro, in cui si sottolinea non solo l’inezia di certa giustizia burocratizzata e il grave problema del femminicidio, ma anche si ridicolizza la eccessiva spettacolarizzazione dei fatti di cronaca, che cercano lo scoop più che la verità, il particolare perverso e insignificante più che l’indignazione.
“E Forse un Giorno” si mantiene sullo stesso filone, una famiglia, esodati, vittima della crisi, senza stipendio, non hanno più la casa e sono costretti a servirsi della mensa dei poveri, sanno che i loro figli non avranno futuro e, anche in questo caso, la giustizia non tutela i più deboli ma, beffardamente, una multa viene apposta sul parabrezza dell’auto, unico alloggio dei poveri tartassati da un diritto sempre più servo dell’economia capitalistico –bancaria sfrenata che fa gli interessi solo di pochi. “La notte più Lunga” descrive il triste fenomeno dell’immigrazione clandestina, al di là della retorica fascio-lego-grillina, sottolineando la miseria e l’ impotenza di chi scampa da guerra e fame, ed esaltando i piccoli eroi del quotidiano, pescatori che preferiscono disobbedire alla legge pur di aiutare coloro che, tutto sommato, sentono fratelli. Passando ai brani pari, “Ottobre” narra del periodo della prima adolescenza, in un piccolo paesino siciliano, due tenere amanti, forse saffiche, tra sapore dell’uva ed aria di vendemmia progettano di attraversare il guado, di fuggire assieme. Ma alla fine resta solo il rimpianto di un coraggio che forse solo i giovanissimi hanno e che, ostacolato, ha portato ad una adulta con un terribile rimpianto per ciò che non è stato.” Sintonia Imperfetta” racconta la classica coppietta borghese, lui lavora in banca, lei casalinga insoddisfatta, dopo i primi entusiasmi ed il matrimonio si ritrova tra i piedi un marito distratto e stanco. “Oceani Deserti” è la storia di un uomo stanco della propria donna ma che non lo riesce ad ammettere a sé stesso prima ancora che a lei. In questo caso sarà lei ad avere il coraggio di dirgli addio. Amore vissuto con gioia, pienezza ed entusiasmo quello descritto, invece, in “San Valentino”, una vera e propria danza, un’armonia di corpo e spirito, l’Universo intero che è all’unisono con i giovani amanti e nulla sembra difficile, nulla impossibile, eterno l’amore. Autobiografico l’ultimo pezzo, “Questa piccola magia” che descrive il figlio avuto nel luglio del 2013 dalla “cantantessa” è che è un tripudio di felicità e stupore dinanzi alla immensa meraviglia che è la nascita di una nuova vita.
Giovanni Di Rubba