A nulla sono valse le richieste, le preghiere, le condizioni in cui Annalisa versa insieme alla sua bambina. Nulla di tutto questo e quando la donna ha ricordato di avere una figlia disabile, per pronta risposta le è stato detto che la “cosa” non è un “problema” di competenza GORI. Fa male raccontare l’assurda vicenda di cui Annalisa è rimasta vittima.
Fa male per tante ragioni: per la crisi economica ma soprattutto perché tira in ballo la dignità delle persone, un valore inalienabile e non calpestabile, mai. In questa storia, un’assurda storia, esistono tanti risvolti: il primo, quello più evidente, è l’arroganza del personale GORI, una società che da anni gestisce la rete idrica locale in maniera non solo approssimativa ma addirittura provocando disservizi e “bollette pazze”; il secondo è l’assoluto arbitrio nell’applicazione del regolamento, vista la palese violazione del fattore preavviso che dovrebbe, ripetiamo per regolamento, essere sempre garantito; il terzo aspetto, quello più inquietante, è la violazione della dignità delle persone che questi distacchi “coatti” provocano.
Attendiamo. Attendiamo una risposta immediata da parte di GORI, un pubblico ente chiamato a gestire un bene pubblico: l’acqua. L’acqua che è di tutti, che non riguarda né l’estrazione sociale né il portafoglio.
Angelo Mascolo