Sono proprio le periferie il trait d’union della presenza di Papa Francesco, particolarmente sensibile al mondo degli ultimi, lo stesso mondo dal quale proviene egli stesso essendo cresciuto in uno dei quartieri più malfamati di Buenos Aires. In questo senso, la visita del Pontefice alla città di Pompei e al suo Santuario, si permea di un messaggio forte, che arriva direttamente al cuore pulsante di quella fede, radicata dal beato Bartolo Longo, che si è consolidata nel tempo a partire proprio dallo stretto legame con il territorio. Tuttavia, la venuta di Papa Francesco dà voce ad un bisogno profondo di rinnovamento; una rinascita che riguarda non solo i valori cristiani, da conciliare sempre più con una realtà in continua trasformazione, ma soprattutto dei due pilastri fondamentali del vivere associato: l’etica e la solidarietà.
La città di Pompei, epicentro di questo straordinario evento, vive una fase storica difficile sia sotto il profilo politico che socio-economico. Si avverte un bisogno urgente di ripensamento della vita cittadina e di quella produttiva, che non trascuri gli insegnamenti evangelici, incentrati sull’uomo e sul suo riscatto individuale, affinché la visita di Papa Bergoglio possa rappresentare realmente una porta aperta sul futuro e sulla speranza, come ricordato nei giorni scorsi da Sua Eccellenza Mons. Caputo, e non solo un grande giorno da ricordare negli anni a venire. Pompei città e luogo di culto, per il suo passato fatto di fede e cultura, ha sulle proprie spalle il peso e la responsabilità di illuminare le tenebre di un mondo sempre più segnato dalla mancanza di radici e di valori, elementi questi che rischiano seriamente di scaraventare l’umanità in un baratro senza fine.
Angelo Mascolo