Nola, arriva il presidio salvavita per le emergenze cardiologiche

11033858_10205344286518959_470071108_oLa primavera quest’anno avrà certamente un sapore speciale per i circa 500mila residenti a Nola e in tutto il comprensorio. Il fiore che si appresta a sbocciare si chiama laboratorio di emodinamica e verrà inaugurato fra qualche giorno presso l’ospedale di Nola, promettendo di configurarsi come un vero e proprio presidio salvavita, vista la drammatica carenza di strutture pure in un territorio così vasto e densamente popolato. Lo ha spiegato il dottor Luigi Caliendo, primario del reparto di Cardiologia del nosocomio nolano, a margine del congresso “Stemi e Nstemi: approccio clinico e interventistico” che si è celebrato sabato 21 marzo nella città dei gigli.

“Il laboratorio di emodinamica – ha spiegato Caliendo durante i lavori congressuali – ci consentirà di trattare i casi di infarto direttamente nella struttura e non procedere, come avviene oggi, al trasferimento a Napoli o ad Avellino con conseguenti ritardi nella cura e stabilizzazione del paziente che a volte possono avere conseguenze molto gravi”. Un meeting, quello andato in scena all’Hotel dei Platani, che ha rappresentato una vera e propria eccellenza nel panorama scientifico non solo campano, vista la partecipazione di specialisti nell’ambito dello studio e del trattamento delle emergenze cardiologiche, provenienti da ogni parte d’Italia. “Nel nolano – aggiunge Caliendo – ogni anno sono circa 600 le persone che si ricoverano per patologie legate a questo ambito. Sono molto felice di poter dire che, nel giro di qualche giorno, questi pazienti potranno usufruire di una struttura efficiente ed efficace nel proprio territorio ”.

“Le sindrome coronariche acute e l’infarto miocardico – sottolinea ancora Caliendo – rappresentano la prima causa di ricovero nelle unità di terapia intensiva cardiologica nelle divisioni di cardiologia e sono fra le principali cause di mortalità e morbilità nei paesi industrializzati. Negli ultimi anni una notevole parte della ricerca clinica ha avuto come fulcro queste patologie”.

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