Ancora echeggia a Ercolano la notizia dell’ispezione della guardia di finanza in municipio per la acquisizione di documenti relativi ad appalti concessi anni addietro. Ma puntualmente a questa eco non fa seguito poi la notizia di arresti eccellenti o quanto meno di avvisi di garanzia (quelli fasulli ormai non si contano in paese). Ben fatto allora per i dirigenti, i politici, gli assessori e gli amministratori tutti ercolanesi: vuol dire che si è operato bene, sempre nella massima trasparenza e nell’unico interesse del paese.
Questa la deduzione da trarre nell’analizzare vicende che alzano polveroni enormi con estrema rapidità: con altrettanta celerità queste nubi poi svaniscono nel nulla lasciando perplessi e non poco i residenti. Chi vivrà vedrà: è forse giunto veramente il momento che qualcuno a Ercolano, se errore c’è stato, paghi e lo faccia nel rispetto della dignità di onesti contribuenti per troppo tempo ignorati da chi ha avuto l’onore di rappresentare pubblicamente la città. Basta guardare le espressioni di alcuni celebri addetti ai lavori per capire come Ercolano resti tristemente “cosa loro”, territorio dal quale trarre sempre e comunque massimo profitto a discapito della gente onesta.
Unica arma contro questo cancro sociale che da sempre attanaglia Ercolano le elezioni amministrative locali: sempre che in paese si votasse manifestando reali opinioni personali, in piena libertà di pensiero. Chi conosce i giochi ed è di questi posti sa che così non è e probabilmente non sarà mai. Il motivo? La miseria, la disperazione (umanamente comprensibile) di chi vende la propria libertà per una spesa o per una bolletta da pagare, l’estensione di nuclei familiari talmente radicati sul territorio da controllare con associazioni e movimenti giovani (nel migliore dei casi) buona parte dell’elettorato. Un plauso ai coraggiosi volontari, ai sani imprenditori che lottano per rilanciare l’immagine e la credibilità di Ercolano. Ma sono pochi, pochissimi quelli avulsi a condizionamenti politici (o peggio) e pronti ad esporsi in prima linea pur di affermare lo stato in “vita” di questa realtà vulcanica già cara ai latini.
Alfonso Maria Liguori