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Torre Annunziata: sgomberati i disoccupati in presidio sotto Palazzo Criscuolo

torreSgomberato il presidio dei disoccupati, che sono rimasti per alcuni giorni a Piazza Nicotera, sotto a Palazzo Criscuolo, sede del Comune oplontino, in segno di protesta, per chiedere un lavoro.

È scaduto il tempo autorizzato dalla Questura, e il permesso non è stato rinnovato. Per tutta la mattina un folto gruppo di persone è comunque rimasto sotto al Municipio, mentre le aule consiliari sono deserte da giorni: sono saltati il consiglio comunale e le commissioni, che normalmente si tengono tutti i giorni. Il motivo? La protesta dei disoccupati. Per paura di subire aggressioni verbali, i consiglieri non si presenterebbero al lavoro.

Il gruppo per alcuni minuti ha anche bloccato il traffico, sedendosi per strada, ma la situazione non è mai sfuggita al controllo delle forze dell’ordine, che da giorni mediano tra i dimostranti e gli amministratori.

“Perché dovremmo ascoltare persone che scelgono il modo più errato per esprimere il proprio dissenso? La protesta è anche giusta, ma i modi sono sbagliati”. Questo, il pensiero condiviso del governo di Palazzo Criscuolo.

Intanto Gennaro Palumbo, il 35enne che giorni fa ha tentato il suicidio allo stadio Giraud e si è incatenato alla ringhiera di un balcone del Comune, si è dissociato dalla protesta. “Sono stato io a lanciare un segnale di protesta – ha affermato- ma non mi piace la piega che ha preso. È diventata violenta, i consiglieri sono stati aggrediti verbalmente, e ho parlato con chi dovevo per fare presente che questo modo di manifestare non è voluto da me. Ed infatti non sto più partecipando con loro. Procederò a modo mio, come riterrò opportuno, ma con dignità”.

È proprio la sua dignità, per Gennaro la cosa più importante: “Giorni fa sono andato a fare la spesa con la mia compagna e mia figlia e il negoziante mi ha detto che mi aveva fatto portare i panini al presidio. Io non voglio la carità. Voglio un lavoro, voglio guadagnare uno stipendio perché ho lavorato, non chiedo l’elemosina”.

L’uomo lancia anche un appello: “Grazie per il pensiero. Ma per favore, non fatemi regali di questo genere, perché io non cerco carità. Cerco un lavoro vero, che permetta a me e alla mia famiglia di vivere un’esistenza dignitosa”.

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